16 maggio 2018

Cannes/5. Empatia portami via. Lars Von Trier colpisce ancora con The House That Jack Built

 

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Lars Von Trier rincara la dose con una pellicola che, già solo dal trailer, promette grandi emozioni. Un serial killer, una bellissima Uma Thurman, un freddo Matt Dillon, tanto sangue, la pioggia che lava via i peccati. Questi i punti salienti che costellano The House That Jack Built, film fuori concorso presentato a Cannes del regista danese, autore di film cult tra i quali Medea (1988), Dancer in the Dark (2000), Dogville (2003), Melancholia (2011). Ed è subito scalpore, a partire dall’avvertenza sul biglietto: “alcune immagini possono urtare la sensibilità dello spettatore“. Cinque episodi nefasti, citazioni composite, da The Lamb e The Tyger di William Blake al Patrick Bateman di American Psycho, 60 omicidi tra i quali non si risparmiano neanche i bambini, un crick che si abbatte sul volto della Thurman, mutilazioni e violenze decisamente fantasiose. Splatter? insensato? Quel che possiamo dire è che dalla tarda serata di lunedì, durante la quale è stata proiettata la prima, il film non ha smesso di far parlare di sé. Von Trier rinnova le provocazioni al pubblico e alla critica, quest’ultima già piuttosto indisposta nei suoi confronti, dopo alcune dichiarazioni decisamente poco politically correct nelle quali ha dichiarato una certa empatia rispetto alla figura di Hitler. Al di là di ogni schematica divisione, il regista difende la possibilità di assumere punti di vista scomodi, calarsi nella psiche in una sorta di estrema empatia che conduce oltre le manichee e statiche divisioni di bene e male. Noi vi abbiamo avvisato ma i più coraggiosi potranno dare un’occhiata al trailer, qui sotto.

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