05 dicembre 2014

Fino al 4.I.2015 Paul McCarthy, Chocolate Factory Musée de la Monnaie de Paris, Parigi

 
Paul McCarthy presenta Chocolate Factory inaugurando gli spazi rinnovati del Musée de la Monnaie de Paris, ma con qualche tocco in più rispetto alla mostra prevista. Ma cos'è cambiato e perché?

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“Chocolate Factory” di Paul McCarthy esposizione presente fino al 4 gennaio alla Monnaie de Paris, curata da Chiara Parisi, direttrice della programmazione culturale, non è come era stata annunciata. Ma per capirci qualcosa, torniamo a metà ottobre. 
Durante l’ultima Fiac, Fiera Internazionale d’Arte Contemporanea parigina, l’artista invitato dalla fiera ad esporre a Place Vendôme, viene aggredito fisicamente e ingiuriato per aver installato l’oramai mitico The Tree, un grande fungo verde gonfiabile, dalla forma per taluni “troppo fallica”. Opera vandalizzata da sconosciuti e tolta di mezzo poi, per decisione dell’artista, che leso profondamente dai fatti, ne ha creato un’opera, oggi parte della sua stravagante fabbrica di cioccolato. 
Che cosa ha fatto McCarthy per meritarsi tanto oltraggio? Forse per aver voluto, rimodellando lo spazio urbano e ribaltando riferimenti storici certi, proporre un’esperienza emotiva fuori dagli stereotipi e dall’ordine sociale prestabilito, riaffermando altresì il concetto secondo il quale l’artista non è riferimento di buono o cattivo gusto. Ma la Place Vendôme, non è solo una bellissima piazza che accoglie negozi-museo di alta gioielleria, è anche ricca di simboli storici e politici, accoglie infatti il Ministero di Grazia e Giustizia con la stranota Christiane Taubira, la ministra del “mariage pour tous”. In questa piazza, tra l’altro, l’estate scorsa c’è stato un sit-in di alcuni manifestanti “anti-mariage pour tous” per ottenere la liberazione di un manifestante condannato per azioni di rivolta. E poi, c’è la colonna Vendôme simbolo della capitale, dalla lunga storia. Siamo nel 1871 quando la colonna Vendôme viene sbullonata durante la Commune perché rappresentava il militarismo e la barbarie, tra gli incitatori il grande Gustave Courbet, che ne dovette poi ripagare le spese di ricostruzione, quando nel 1873 il presidente della Repubblica MacMahon, decise di risistemarla. 
Insomma The Tree, avrebbe avuto una sorte diversa se esposto lungo il Jardin des Tuileries? 
Paul McCarthy - (Peter Paul Chocolates) Santa Chocolate Factory - Photographe - Tom Powell - Courtesy de l'artiste et Galerie Hauser & Wirth
Ma facciamo un salto al museo della Monnaie per goderci la mostra di McCarthy, nel bel palazzo progettato da Jacques Denis Antoine (1733-1801). Eccoci, davanti allo scalone d’onore in cui troviamo Trees (2014), cinque sculture gonfiabili dai quattro agli otto metri, mentre nella Sala Dupré si attiva la Chocolate Factory (2014), che tra riflettori, problemi logistici e di stoccaggio assomiglia ad un set cinematografico in piena azione. Difficile enumerare il numero di opere visto che la fabbrica con tanto di operai, produce al giorno centinaia di sculture effimere in cioccolato nero carupano al 70%, queste ripetute all’infinito sono Santa (13 cm su 25 cm per 300 gr.) e Tree (13 cm  su 19 cm per 300 gr.), vengono poi vendute a 50 euro l’una alla Monnaie, da Colette e alle Galeries Lafayette. Creato per la prima volta sette anni fa a New York, la Chocolate Factory è qui adattata agli spazi parigini, incorporando certo i principi fondamentali della struttura precedente ma con qualche elemento ulteriore. Infatti, Chocolate Factory, critica al consumismo e alla sua produzione massiva e accelerata, si arricchisce di scritte e video ispirati alle frasi ingiuriose della Place Vendôme. 
La sofferenza e le parole minacciose inflitte all’artista diventano creazione, dall’intimo si passa al pubblico e viceversa, il tutto come in un rituale terapeutico, in cui i rumori della fabbrica in movimento si mischiano al cogito ergo sum dell’artista. The Tree, l’opera deturpata viene riabilitata attraverso la trascrizione delle frasi offensive, che ricoprono i muri delle sale, l’artista si rimpossessa della sua creazione e la ricontestualizza. Infatti, lungo le sale la ripetitività ossessiva delle figure di cioccolato viene intercalata dai video in cui si vede la mano di McCarthy trascrivere febbrilmente, e ripetendo ad alta voce, frasi come “Are you the Artist?”, “Fucking Stupid American?” “Are you an artist?”. Il ritmo della voce di McCarthy si libera ad uno stato alterato di coscienza che ripete, come in un’autoipnosi, gli elementi principali dell’aggressione, come ad esorcizzare quei nemici ostili che volevano rubargli l’anima, quell’anima che è la raffigurazione della vitalità e della personalità dell’artista. 

Livia De Leoni
mostra visitata il 30 ottobre
Dal 25 ottobre al 4 gennaio 2015
Paul McCarthy – Chocolate Factory
Monnaie de Paris
11, Quai de Conti 
75006 Paris 
Orari: tutti i giorni 11 – 19, giovedì fino alle 22 

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