02 febbraio 2018

ARTS & CRAFTS

 
L’arte del cibo a “Bologna è una regola”
di Cristina Principale

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Da quando Bologna è diventata City of Food è a tratti irriconoscibile. Il numero di proposte culinarie in questi ultimi otto anni è incredibilmente cresciuto e da una stagione all’altra appare quasi difficile orientarsi e scegliere. 
Se ne accorgeranno gli avventori, abituali frequentatori di Arte Fiera e dintorni, che anche solo all’arrivo in città, appena dodici mesi dopo, saranno probabilmente stupiti dalle nuove aperture di locali e negozi food. 
Lo siamo per primi noi residenti del centro storico, ma certamente abbiamo più tempo per scoprirli: si tratta di 1 ristoro ogni 37 abitanti! 
Stupiti, tanto più, lo saranno i turisti dell’arte che giungono a Bologna per la prima volta con un’agenda fitta di inaugurazioni e incontri da incastrare tra soste dovute, si sa, in queste occasioni, che possono essere molto piacevoli se si valuta con cura. Il resto certo, lo fa l’intuito o il piacere di seguire inviti o Trip Advisor. 
Non c’è città in cui sia stata più abusata la coppia “tradizione/innovazione”, si pensi inoltre alla recentissima-travagliatissima-discussissima apertura di FICO EATALY WORLD, sarebbe a dire il “parco agroalimentare più grande del mondo”, come lo hanno definito. Due ettari di campi e stalle all’aria aperta, quaranta fabbriche e altrettanti quaranta luoghi per mangiare e bere, che per ovvie ragioni si trovano a mezz’ora di strada dalle Torri.
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Bologna, È CUCINA LEOPARDI – Muro di @Claudio Nader
Ecco una mini-guida, con cui vorremo suggerire un itinerario di gusto, qualora ci si trovasse spaesati, forse assaliti da troppa offerta. Anche poiché Bologna non è più solo, meglio detto non punta più solo su gli “spaghetti alla bolognese”, per altro di dubbia esistenza. L’immagine di questa “grassa” emiliana non è legata esclusivamente alla pasta&ragù, mortadella&lambrusco. Ma questo già si sapeva. 
Guardando al centro storico, dove pullula la vita dell’arte dopo le giornate in Fiera, i locali sono ben oltre i quaranta. Cosicché questa guida non sarà esaustiva, non potendo che citarne solo alcuni, e avrà come criteri di selezione, oltre alla qualità, la comodità logistica rispetto alle “cose dell’arte” e la capacità espressa, agli occhi e al palato di chi scrive, di rendere reale la commistione tra cucina di rappresentanza e ricerca. Due precisazioni: nella scelta sono rientrati locali aperti anche la domenica, condizione rara in città ma necessaria durante la settimana dell’arte, e locali dove mangiare anche in orari non esattamente consueti (solitamente le cucine chiudono intorno alle 22.30).
Da dove partire per raccontare questo rinascimento gastronomico?
Dalla Manifattura delle Arti, ovviamente, e proprio dall’EX FORNO MAMbo, bar per pranzi, cene e cocktail in via Don Minzoni che ha l’unica pecca di chiudere il lunedì, come il museo. Per il resto, è aperto fino a tardi e consente pause gradevolissime, nel tanto delle visite alle gallerie che popolano il quartiere. 
A due passi, due, dalla Manifattura – che ricordiamo estendersi a pochi minuti a piedi dalla stazione, comoda sulla strada di ritorno dal quartiere Fiera e in direzione Setup, che quest’anno si svolge in via San Felice – è possibile rintracciare il famoso È CUCINA LEOPARDI dello chef Cesare Marretti. Più che un pasto, da lui è un’esperienza.
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Bologna, IL ROVESCIO – La stanza degli ospiti
Proseguendo su via Marconi guardando ai colli, come non consigliare, per ogni esigenza dolce-salata fino al drink dopo cena, la meravigliosa realtà del MERCATO DELLE ERBE? All’interno e fuori dal perimetro mercatale, senza esclusione di colpi. 
A proposito di dolci, colazioni e pasti sempre pronti spicca il CAFÉ PASTICCERIA GAMBERINI, Locale Storico d’Italia che merita una visita anche solo per l’atmosfera, molto veneziana. E una volta in via Ugo Bassi, il passaggio per via del Pratello sarà d’obbligo. Lì dove si assaggia l’anima giovane della Bologna universitaria con la garanzia di mangiare qualcosa dopo le 23. 
Sempre in zona, alle spalle di Palazzo Pallavicini sede di Setup, c’è, sempre tra gli altri, IL ROVESCIO in via Pietralata, osteria con piatti veg e pizza bio.
Senza contare gli avamposti in direzione Villa delle Rose e Mast, rivolgiamoci verso Piazza Maggiore. Bologna era ed è una capitale raffinata del cibo, ora anche quello di strada, col rapido diffondersi di negozi per tortellini e pizze gourmet d’asporto, che consigliamo di provare all’occorrenza. Ce ne sono davvero molti. BOTTEGA PORTICI ne è un esempio, ha sede sia in via Indipendenza che in piazza di Porta Ravegnana, dove se non lo avete ancora fatto salite in Palazzo Bega…oltre che della sfoglia fresca godrete dell’affaccio panoramico e insolito sulle Torri. Ottimale dopo le visite nei vari Musei civici e in quelli di Genus Bononiae.
Come non citare poi gli innumerevoli sapori e odori che si irradiano dall’affollato intorno del MERCATO DI MEZZO, nel Quadrilatero. Avrete l’imbarazzo della scelta, condizionata forse solo dalla disponibilità di posti liberi a sedere, ma non potrete mancare almeno due location, oltretutto pressoché agli antipodi ma con in comune il “sole”: l’OSTERIA DEL SOLE di Vicolo Ranocchi, quasi “intatta” dal 1465 (per non restar delusi, sappiate chiude circa alle 21.30) e il RE SOLE L’INDE LE PALAIS, condensato di glamour nella suggestiva via de’ Musei, che al contrario va avanti oltre le 2 di notte. In entrambi piovono bollicine, nel primo caso di vino locale (e il cibo ve lo portate voi), nel secondo di champagne e bottiglie internazionali, accompagnati da ostriche e altre specialità di mare.
Desiderate invece una cena fuori dal caos, senza rinunciare alla mondanità? Chiedete di Roberto presso la sua TAVERNA in via San Vitale, o affacciatevi oltre il centro, verso Porta San Donato, dopo una visita in Pinacoteca o nei musei dell’Ateneo, via Ranzani riserva sorprese! E se fosse proprio molto tardi? Cercate TRATTORIA MULINO BRUCIATO. L’arte del cibo a “Bologna è una regola”!
Cristina Principale

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