07 agosto 2017

Nessuno si salva da solo

 
La sfida della “venture philanthropy”. Parla Massimo Lapucci a meno di due mesi dall’apertura a Torino delle nuove OGR

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È facile parlare oggi dei problemi che assillano l’Italia e l’Europa. E l’elenco non è breve. A partire dal divario tra ricchi e poveri con un gap in costante aumento, a cui corrisponde la progressiva diminuzione dei servizi sociali. E proprio nel momento storico dell’esplosione del fenomeno dell’immigrazione e della crisi dei rifugiati. E dell’implosione della fiducia dei cittadini del vecchio continente rispetto all’attuale sistema istituzionale europeo. Ma se fare la Cassandra richiede come sempre poco sforzo, risulta più complicato, invece, individuare soluzioni concrete e, soprattutto, durevoli che facciano fronte alle attuali difficoltà. Una soluzione possibile e probabile che si è affacciata dalle nostre parti ha un nome antico e decisamente politically correct: filantropia. Che sa di antica Grecia, quanto a origini. Ma che ci rimanda dritti al cuore dell’America, quanto a sviluppi. Al riguardo, è indicativo il caso di Mark Zuckerberg, il 33enne fondatore di Facebook che si è impegnato a donare, nel tempo, il 99 per cento della sua partecipazione azionaria nel gruppo, per un controvalore che si aggirerebbe intorno ai 45 miliardi di dollari. Certo, i dati della filantropia in Europa e, in particolare, in Italia ci ricordano che c’è ancora più di un oceano che ci separa dall’elevatissimo tasso degli Stati Uniti di Zuckerberg. Ma le distanze si stanno accorciando. E tra i segnali, anzi tra gli uomini che all’orizzonte più ci fanno ben sperare, c’è Massimo Lapucci (nella foto in alto), nominato a Varsavia, il 2 giugno scorso, Presidente dell’European Foundation Center (EFC), il centro europeo della filantropia con base a Bruxelles. Nomina avvenuta all’unanimità. D’altronde Lapucci non ha solo una consolidata esperienza internazionale in board di società quotate in Europa, in America e in organizzazioni non profit, ma è anche tra gli artefici delle nuove OGR di Torino (la riqualificazione delle storiche Officine Grandi Riparazioni), il più grande progetto di venture philanthropy oggi in Europa. Si tratta di un investimento diretto della Fondazione CRT senza precedenti su un unico progetto, orientato alla crescita e allo sviluppo economico, culturale e dell’innovazione del territorio. Una volta a regime, le OGR creeranno nuova occupazione per oltre 150 posti di lavoro. Ne va orgoglioso Lapucci, che della Fondazione CRT è Segretario generale nonché Direttore generale delle OGR, intervistato da noi di Exibart. 
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OGR Rendering Corte est
Quali sono oggi le sfide che attendono la filantropia istituzionale sul vecchio continente?
«Rafforzare la sinergia tra il mondo filantropico, le istituzioni europee ma non solo, e il settore privato, con l’obiettivo di promuovere una maggiore coesione sociale, nuove opportunità di crescita economica e il consolidamento degli spazi della società civile. Per l’Europa è il momento di dimostrare che un cambio di rotta è davvero possibile, partendo dai segnali positivi emersi dai recenti appuntamenti elettorali in alcuni suoi Paesi».
Come è nato, in cosa consisterà e quali sono le ambizioni del progetto delle nuove OGR di Torino?
«In origine si prevedeva la sola messa in sicurezza della struttura, uno dei più importanti esempi di architettura industriale dell’Ottocento a Torino, che era stata destinata, fino ai primi anni Novanta, alla manutenzione dei veicoli ferroviari. Ma abbiamo poi scelto di fare di più, richiamando a nuova vita le officine come luogo di ideazione e riparazione – da cui il mantenimento del loro nome originario – per l’arte e la cultura, con il programma di ospitare a rotazione, mostre, spettacoli, concerti, eventi di teatro, danza e arti performative. Ma tanto spazio sarà riservato anche a laboratori, start up, imprese innovative, dai Big Data al gaming».
Quali sono i numeri delle nuove OGR?
«90 milioni di euro spesi per il restauro dello storico edificio a forma di H di circa 20.000 mq di superficie per 16 metri di altezza su un’area complessiva di 35.000 mq. Le opere di riqualificazione hanno coinvolto aziende locali e impiegato più di 100 persone, per circa 300.000 ore complessive di lavoro».
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OGR, Manica Nord, Rendering
Quando le OGR sveleranno la loro nuova identità?
«Tra meno di 2 mesi, quando ci sarà il “Big Bang”: così abbiamo voluto chiamare la grande festa di inaugurazione, gratuita per tutti e lunga due settimane, dal 30 settembre al 14 ottobre. Giorgio Moroder, Elisa, Ghali, Omar Souleyman, The Chemical Brothers, e il gruppo Atomic Bomb! sono solo alcuni degli artisti che si alterneranno sul palco della nuova “Sala Fucine”, per i tre sabati consecutivi del 30 settembre, 7 e 14 ottobre. Prenderà così il via ufficialmente la programmazione di arti performative delle OGR».
Da William Kentridge a Liam Gillick, da Tino Sehgal a Susan Hiller e Mike Nelson: artisti e curatori di fama mondiale daranno vita nelle OGR a progetti site-specific. Quali saranno i primi appuntamenti con l’arte contemporanea?
«Il primo appuntamento è fissato per il 30 settembre, con l’inaugurazione di un’opera d’arte pubblica di William Kentridge e di un futuristico allestimento temporaneo a firma di Patrick Tuttofuoco. Il 3 novembre successivo, in concomitanza con Artissima, inaugureremo invece la prima grande mostra collettiva delle OGR, dal titolo “Come una Falena alla Fiamma”, a cura di Tom Eccles, Liam Gillick e Mark Rappolt, in collaborazione con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo».
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OGR Rendering Corte est
Si parla molto delle nuove OGR, ma meno della società che ne ha la gestione, la società consortile OGR-CRT, di cui lei è direttore generale. Progetti culturali e mostre a parte, a lei la patata bollente della sostenibilità finanziaria di questo progetto ciclopico. Come intende perseguirla?
«Le strade sono più di una, dalla bigliettazione all’affitto di spazi alle aziende, fino alla ristorazione. Ad arricchire ulteriormente l’offerta ci sarà, infatti, anche un’ampia area dedicata al gusto collegata alla filiera enogastronomica piemontese, pensata per accompagnare i visitatori dalla prima colazione fino al dopo cena».
Lei va molto orgoglioso anche delle OGR come ponte tra Italia e USA. Ci può spiegare in cosa consisterà questo collegamento?
«Le OGR saranno la “casa” unica di Best (Business Exchange and Student Training), il programma bilaterale tra Italia e Stati Uniti, sostenuto anche da Fondazione CRT, che offre a laureati e dottorandi di talento under 35 sei mesi di formazione e training nella Silicon Valley. L’obiettivo è di supportarli nello sviluppo di competenze fondamentali per far crescere la loro start up high-tech con base in Italia».
Cesare Biasini Selvaggi

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