13 novembre 2017

L’intervista/ Emile Volka

 
UNA ALTERNATIVA INTERNAZIONALE
Parla la nuova direttrice di Artcurial Italia, che si presenta a Milano insieme a un dipinto modernissimo, firmato da Balla

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Cinque anni di ufficio a Milano, e Artcurial rinnova la sua direzione: Emilie Volka succede a Gioia Sardagna Ferrari. Dopo l’esperienza a Finarte e Cambi, la neo direttrice italo-francese promette di intensificare le attività a sud della penisola e di avvicinare la clientela italiana alle aste del mondo del lusso di Montecarlo.
Per ora però si parte con uno splendido dipinto di Giacomo Balla, dalle “intenzioni” futuriste non ancora esplose, che sarà in mostra nella sede meneghina di Corso Venezia dal 14 al 17 novembre: Agave sul mare. 
“Semplice ed apparentemente innocuo, questo dipinto è in realtà un’opera maggiore di Balla, realizzato in un momento fondamentale della sua evoluzione, quando lascia la figurazione dominante e il simbolismo dei suoi inizi per convertirsi alle espressioni di massima modernità che caratterizzavano il suo tempo, rappresentata dal divisionismo di Paul Signac, tecnica scelta dall’artista l’anno successivo per dipingere Lampe à arc e nel 1912 per la sua Fillette courant sur un balcon, uno dei pilastri del Futurismo”, ha scritto Serge Lemoine, ex direttore del Musée d’Orsay e consulente scientifico e culturale di Artcurial. Un bell’inizio, di cui Volka ci parla.
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Giacomo Balla, Agave sul mare, 1908 – © Artcurial
Ci racconta la sua storia e come è arrivata ad Artcurial, dopo l’esperienza a Cambi e Finarte?
«La mia storia è fatta di studio e tanta passione e, come spesso accade, determinante è stato l’ambiente in cui sono cresciuta. La mia famiglia, di origini italo – francesi, è stata la prima fonte dove ho potuto sviluppare l’amore per le arti e soprattutto per l’antico. Grazie ai miei nonni ho conosciuto l’antiquariato e lo scintillante mondo delle aste di Drouot. Ero giovanissima e profondamente affascinata da tutto quel dinamismo e dalla possibilità di imparare da ciascuno di quegli oggetti. Ho trascorso molto tempo tra l’Italia e la Francia e, dopo gli studi in storia dell’arte, ho intrapreso la carriera di specialista nell’ambiente delle case d’asta. Così nel 2008 sono entrata in Finarte dove per quattro anni ho lavorato come junior specialist in arredo italiano del XVII Secolo. È stata un’esperienza intensa e sono cresciuta molto, conseguendo i titoli per diventare membro del Collegio Lombardo dei Periti per i settori, appunto, del mobilio Secentesco e pittura dell’Ottocento; quindi, è stata la volta di Cambi, con l’apertura dell’ufficio milanese. Poi, un giorno, è arrivata una telefonata e mi si è presentata questa nuova, straordinaria occasione di respiro internazionale che mi ha riportato a Parigi per unirmi ad Artcurial. Una casa d’aste leader nel mercato europeo per numerose specialità, dalla storia coraggiosa che vanta una crescita costante ogni semestre, abbracciando un ampio pubblico di collezionisti, provenienti da tutto il mondo. Sono molto orgogliosa e, devo ammettere, ancora emozionata di aver intrapreso questa nuova avventura».
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Artcurial Italia
Come sta strutturando questo inizio di percorso, e quali obiettivi si è data per questo incarico?
«Milano è una città in continuo movimento, oggi la più internazionale tra le città italiane. Desideriamo intercettarne il ritmo, inserirci attivamente nel suo dinamismo, proseguendo la strada intrapresa, imboccando nuove vie che spero ci porteranno ad attraversare tutta la penisola, per essere vicini ai nostri clienti, scoprendo nuove realtà da presentare sul mercato europeo e internazionale. Tutti i nostri sforzi saranno rivolti al rafforzamento e allo sviluppo dei rapporti avviati in questi cinque anni e dell’offerta che con tanta cura e dedizione proponiamo ai nostri clienti. Intendiamo consolidare l’identità della maison e ampliare la sua influenza sul tessuto culturale, economico e istituzionale italiano e internazionale. La posizione strategica di Milano, un ponte tra il cuore dell’Europa e il bacino Mediterraneo, ci proietta naturalmente verso il network strutturato dalla casa madre in Europa e nel mondo. In particolare ci interessa potenziare le connessioni e le occasioni di scambio con la sede di Montecarlo dove si tengono le prestigiose vendite di lusso, molto amate dai collezionisti nostrani. Si tratta di una piazza fondamentale e siamo già al lavoro di concerto con i colleghi monegaschi per portare a termine obiettivi comuni. A questo obiettivo primario e urgente si unisce la volontà di mantenere vivo il dialogo con tutte le sedi Artcurial presenti in Europa e gli uffici di rappresentanza di Pechino e Tel Aviv».
Cosa consiglierebbe a un giovane che vuole intraprendere una carriera all’interno di una casa d’aste?
«Di essere curioso e aperto. Aperto alle influenze trasversali, alle culture altre, alle numerose esperienze che un singolo oggetto può raccontare e non aver paura di sperimentare nuove situazioni e di viaggiare tantissimo. Da un punto di vista curricolare, solidi studi e una conoscenza approfondita delle lingue sono ovviamente elementi fondamentali, così come la dura gavetta che permette di comprendere da vicino i processi che sono alla base della costruzione di un catalogo d’asta. Detto questo, è altrettanto importante vedere tanto: mostre, collezioni, esposizioni temporanee, non essere mai sazi di scoperte, lasciarsi incuriosire anche dai mercatini, persino dai garage! Se ci si pensa, molti grandissimi pezzi passati in asta provengono da luoghi dimenticati.  Tutto questo deve unirsi all’impegno, alla capacità di identificare la propria passione con la vita».
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Artcurial Italia
Martin Guesnet, in una vecchia intervista a Exibart, ha parlato dell’Italia come di una piazza fondamentale. Al momento della sua nomina lei ha dichiarato: «Si tratta di una preziosa occasione per riconnettersi con la Francia, un Paese che è anche un po’ il mio»: che differenze vede tra i collezionisti di questi due Paesi?
«Probabilmente, la differenza più evidente – anche se non si tratta di grandi divari – riguarda i gusti.
Storicamente gli italiani sono stati collezionisti di arte antica e d’avanguardia, negli ultimi anni la loro prospettiva si é focalizzata sul design e accessori di lusso, mentre quello francese è più aperto, forse, a nuovi settori e attratto da uno spettro più ampio di specialità e questo lo rende per molti aspetti trainante».
Presentate un lavoro di Giacomo Balla pre-futurista, nella città che consacrò Milano come avamposto dell’ultima “vecchia” avanguardia. Quale potenzialità ci sono ancora in questa città?
«Agave sul mare è un opera che porta in sé i segni del rinnovamento, che rappresenta il passaggio di un epoca, l’evoluzione stilistica di uno degli artisti principali del Futurismo e del Novecento. Il dipinto mostra ancora le forti influenze linguistiche francesi e lascia trapelare un dinamismo che porterà a nuove soluzioni formali, simboleggia in questa sede lo stretto legame tra Parigi e Milano. Una città, Milano, che certamente sta coltivando la propria propensione internazionale, che continua a crescere, dove accadono tantissime cose, si crea, si partecipa alla cultura universale. In questa città le sfide sono sempre ben accette, il futurismo continua a essere qui anche oggi».
In lungo termine come vede l’evoluzione di Artcurial? Una maggiore impronta verso alcuni settori?
«Artcurial ha dimostrato con successo, dalla sua fondazione, che c’é possibilità di scegliere una alternativa internazionale alle classiche case d’aste anglossassoni. In quanto casa d’aste multidisciplinare che può affermare di essere approdata anche con spirito pionieristico a nuove specialità nel corso della sua storia, ci auguriamo di ampliare sempre di più le nostre competenze.  Mi auguro che le nostre radici possano continuare a estendersi oltre i confini del mercato, verso nuove regioni, con il potenziamento della rete di sedi di rappresentanza e la crescita di nuovi centri in cui battere asta. Vogliamo che Artcurial sia la prima scelta: molte operazioni che hanno costellato la nostra galassia di successi e record di vendita riguardano grandi collezioni di cui abbiamo curato il passaggio in asta; molti pezzi iconici, ricchi di storia, sono stati battuti dai nostri martelli: questo significa che siamo sulla giusta strada e che il percorso deve necessariamente proseguire».
Matteo Bergamini

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