18 dicembre 2012

Benvenuti a Guerrilla Street

 
Settanta opere nate tra palazzi e marciapiedi sono riunite a L'Adresse Musée de La Poste di Parigi. Dove, a suon di stencil, vernice spray e colori, gli street artists rilanciano la loro sfida al mondo. Dal celebre e inafferrabile Bansky alla parisienne Miss Tic, tutti insieme per dire a chiare lettere la voglia di cambiarlo. Ecco a voi quella che in molti giudicano l'arte più cool del nuovo millennio

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Dalla strada al museo, ovvero: l’arduo e combattivo percorso della Street Art in mostra con Banksy, C215, Invader, Obey, Miss. Tic, Rero, Swoon, Vhils, Dran, L’Atlas, Ludo e Swoon presso L’Adresse Musée de La Poste di Parigi. “Al di là della Street Art”, titolo della mostra curata da Céline Neveux con le scenografie di Jean-Claude Salliou, permette un vero tuffo nella Urban Art o Street Art, movimento nato da tre decenni, o poco più. Abbandonato il vecchio termine di Spraycan Art, non più usato perché riduttivo rispetto alle innumerevoli pratiche adottate oggi, la Street Art dispiega, con una creatività senza condizioni, tecniche disparate che vanno dallo stencil, alla vernice spray, al mosaico, al carboncino, alla resina, all’incisione, alla pittura acrilica, alla tempera. Ma la lista non si esaurisce qui, per quella che molti considerano come la corrente artistica più importante di questo inizio secolo.

Settanta opere, esposte fino al 30 marzo prossimo, che non solo si differenziano nei procedimenti, ma anche nella scelta dei supporti come l’uso di pannelli di segnalazione, di palizzate in legno, di scatole, lettere, manifesti e tele. Ma chi sono questi artisti che fanno parlare i muri delle nostre città? Agitatori di idee, creatori tenaci di una Resistance art che, ostili alle regole senza subirle, le capovolgono. Insomma, tutti artisti che in un modo o nell’altro si appropriano delle architetture urbane e degli stereotipi sociali per riconsiderare i nostri spazi pubblici e parlare di pace e di anticapitalismo attraverso satira, aforismi o giochi di parole, cosicché metropolitan police diventa metropolitan peace.

Ma nell’esagono non è certo la prima volta che l’Urban Art è in mostra nelle istituzioni, infatti nel 2009 un architetto appassionato, Alain-Dominique Gallizia, organizzò la mostra T.A.G. al Grand Palais con oltre trecento opere di grandi graffisti internazionali, dal canto suo la municipalità parigina ne permette l’espressione in luoghi deputati, vedi in via Oberkampf in cui un vecchio spazio pubblicitario, gestito dall’associazione LE M.U.R. (Modulable Urbain Reactif), viene messo a disposizione, ogni due settimane, agli street artists che ne deviano così i codici pubblicitari creando giganteschi collage, vedi anche i muri del quartiere di Ménilmontant o di Belleville con l’ormai mitico uomo in bianco di Jérôme Mesnager, o i poetici personaggi di Philippe Hérard o le silhouette nere, gli ombrelli volanti e le farfalle di Némo.

Tra i protagonisti di “Al di là della Street Art” troviamo in prima linea Banksy, l’artista di Bristol di fama internazionale, la cui identità rimane incerta, che da oltre vent’anni tappezza le strade di Barcellona, Parigi, New York e non solo. Rompendo da tempo il muro delle istituzioni ne è entrato a far parte seguendo un iter a dir poco inconsueto denominato Guerrilla Art, che equivale a piazzare alcune opere facete in grandi musei a beffa della sorveglianza, mentre nel 2009 un centinaio di sue opere vanno in mostra al Bristol Museum. Chi non ha incrociato almeno una volta le scimmie di Banksy, ratti, mucche o poliziotti dal viso coperto da un happy smiley, o l’immagine della bambina che prende il volo con in pugno un mazzo di palloni per andare ipoteticamente oltre il muro che separa Palestina e Israele?

Umani i ritratti del francese C215 che fabbrica stencil partendo da fotografie che posa su pezzi di legno, lamiere, lattine di olio, pentole o cassette postali come per un’opera creata in situ. Tra gli artisti che hanno creato opere appositamente per la mostra troviamo L’Atlas, Ludo, Miss. Tic, Rero e Vhils. Sensuali, intriganti, spensieratamente provocanti le signorine di Miss. Tic, artista parigina che attraverso l’arte dello stencil fa parlare liberamente i suoi personaggi d’amore e di poesia. Splendido Obey, artista statunitense, impegnato da tempo a denunciare i meccanismi del potere e l’onnipresenza delle pubblicità negli spazi pubblici, che dal canto suo lui ricopre con parlanti locandine in cui rielabora i codici della propaganda russa e cinese. Mentre il portoghese Vhils, sempre alla ricerca di nuovi processi di esecuzione, lavora sulla stratificazione del supporto usando scalpello, trapano a percussione, acidi, candeggina, coltelli finanche esplosivi per renderci ritratti eccezionalmente espressivi.

Simpatici gli Space Invaders di Invader, alieni pixelati ispirati all’omonimo videogioco degli anni ’70, questi vengono rappresentati sui muri grazie all’arte del mosaico. L’artista francese, sin dalla fine degli anni ’90, ha iniziato a farsi conoscere al livello internazionale, sparpagliandoli qua e là come in una sorta di invasione mondiale. Mentre intrigante è l’universo grafico di L’Atlas, che tra labirinti ipnotici, l’uso di nastro adesivo, stampi e pittura, riecheggia la geometrica calligrafia Kufi. Certo, la Urban Art ha un valore in più se vista nel luogo in cui nasce, e cioè in strada, ma questa mostra ne rispetta i codici, qui ogni singolo artista pur esponendo in uno spazio a se stante non è separato ma in dialogo con gli altri urban artist e con il visitatore, il quale ha l’impressione di deambulare in un percorso all’aperto, libero da schemi.

Una mostra che crea un ponte tra interno ed esterno, quindi, in una società in cui le strade più che luoghi di ritrovo sono sempre più considerate unicamente zone di passaggio. “Al di là della Street Art” diventa così un hic et nunc, in cui il visitatore può sperare di riappropriarsi di uno spazio urbano spesso deteriorato, o comunque di un ambiente architettonico che spesso non osserva più. L’esposizione propone inoltre una serie di video come Banksy, Exit Through the Gift Shop (2010); Shepard Fairey, Rise Above Rebel (2012) e Swoon, Street Art la rébellion éphémère (2009), e nella libreria annessa c’è un interessante selezione di libri sull’argomento oltre che il catalogo della mostra.

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