09 gennaio 2013

Finalmente domani!

 
È il titolo del quinto percorso di scena al Mac/Val, il museo fuori Parigi che con questa mostra incrementa la sua già discreta collezione. Al centro è l'idea di avvenire, dove l'arte urla le nostre paure, non per pura denuncia, ma per cambiare radicalmente i comportamenti collettivi. E dove il corpo diventa mezzo artistico per afferrare un futuro migliore. Insomma, più che douce, la Francia vuole essere ottimista

di

“Finalmente domani!”, titolo del Percorso #5 della collezione del museo del Mac/Val sul tema della speranza, si riallaccia all’ultimo film di François Truffaut, Finalmente domenica! (1983), e al canto di lode in favore dell’infanzia e del futuro che il regista francese immaginò quando, poco prima del the end, filmò i piedini dei coristi in erba che giocherellavano col coperchio di una macchina fotografica durante il matrimonio dei protagonisti. Il Percorso 5# “Finalmente domani!” è in mostra fino a primavera, propone le opere di una trentina di artisti francesi e non, che esprimono ognuno la loro visione del futuro. Non sempre ottimisti, ma comunque tutti volti a cambiare il nostro presente da troppo tempo sottomesso al giogo della crisi morale ed economica.

È sul concetto di avvenire che si apre questo quinto circuito con opere facenti tutte parte della collezione del Mac/Val, Museo d’arte contemporanea sito in Val-di-Marna, nelle immediate vicinanze di Parigi, attualmente diretto da Alexia Fabre. La collezione conta oltre 2mila opere che riflettono la creazione artistica dal 1950 fino ad oggi attraverso 330 artisti, con un costante aggiornamento grazie a nuove acquisizioni e a fruttuose residenze. Il museo, circondato da un parco di 10.000 m², dispone di una superficie di 13mila metri quadrati di cui 4mila sono dedicati a mostre permanenti e temporanee, ha un teatro con 150 posti a sedere, un centro di documentazione e un ristorante. Inaugurato nel 2005, è stato progettato da Jacques Ripault e Denise Duhart.

Il Percorso #5, preceduto da altri quattro circuiti, che sono andati sotto il titolo di “Nevermore” (Percorso #4), “Je reviendrai” (Percorso #3), “Être présent au monde” (Percorso #2) e “Inauguration” (Percorso #1), parla del nostro futuro appoggiandosi sull’idea dell’artista profeta, visionario, e focalizzandosi per lo più sul tema del corpo umano quale mediatore tra l’artista e lo spettatore. Un corpo liturgico, utopico o allegorico, massa o carne, viene qui rivisitato ma in contesti sempre diversi che siano urbani, naturali o del tutto artificiali, questo si confronta inoltre con i limiti del proprio linguaggio in una molteplicità di relazioni sociali pubbliche o private.

“Finalmente domani!” Presenta un gran numero di nuove acquisizioni per testimoniare l’approccio attivo del museo in favore e in difesa della creazione artistica odierna. Tra le novità Anri Sala, artista albanese che rappresenterà la Francia alla prossima Biennale di Venezia, qui presente, tra l’altro, con il video Lakkat (2004) in cui l’artista esplora i limiti della semantica. Girato in Senegal in una stanza buia illuminata da un neon, nel video Sala filma ragazzini africani che sotto la guida di un adulto ripetono nella loro lingua, il wolof, parole come xees o toubab equivalenti a uomo bianco e pelle chiara. In questa ripetizione, che acquista il ritmo cadenzato di una nenia, si perde a poco a poco il significato reale delle parole. In questa ricerca antropologica Sala mette in risalto quelle parole wolof che, in seguito ad una politica razziale sotto la colonizzazione francese, sono state forgiate per esprimere le differenze tra bianchi e neri.

Ancora tra i video, esemplare Visages du langage (2012) di Sanja Ivekovic, creato durante la residenza al Mac/Val. L’artista croata esplora i sostantivi di provenienza dal mondo animale utilizzati per insultare il mondo femminile. Una serie di foto di donne della periferia parigina, che volontariamente si sono lasciate fotografare e truccare, denunciano la brutalità fisica e morale inflitta alle donne in ogni parte del mondo e di tutti gli strati sociali. Ad ogni immagine di animale viene associata una foto di donna disumanamente percossa. Tra le opere esposte da segnalare anche le undici foto di piccoli divi del cinema del passato (parte di Trésors de la mémoire di Sarkis) impresse su pellicola monocroma, che si dispiegano come un lungo piano sequenza legato da un filo di neon rosa. Inoltre, Untitled (Skyline) di Kader Attia, Belief in the Age of Disbelief (Harlem) di Cyprien Gaillard e Maquette du Bureau d’Activités Implicites (B.A.I.) di Tatiana Trouvé.

Il museo Mac/Val, tra i più importanti circuiti artistici dell’esagono, ospita regolarmente mostre monografiche, e fino al 20 gennaio è la volta di Fabrice Hyber, vincitore nel 1997 del Leone d’oro alla Biennale de Venezia. L’artista francese, classe 1961, lavora sul concetto di rizoma, di trasformazione, attraverso materiali e supporti diversi realizza opere dalla creatività coinvolgente. Presente con Prototypes d’objets en fonctionnement (POF), curata da Frank Lamy, la mostra propone 150 opere che vanno dal 1991 al 2002. Questi, così denominati prototipi di oggetti in funzionamento, sono sparpagliati in un’unica grande sala del museo e costituiscono un percorso ludico in cui il soggetto della mostra diventa lo spettatore stesso che, manipolando liberamente, l’opera entra in relazione con essa modificando i suoi comportamenti che spesso lo rilegano a puro contemplante. Nel medesimo spazio una parete è completamente ricoperta da diversi video tutti proiettati in loop, tra umorismo e riflessione. Tra questi troviamo il video dal titolo POF 101 Denti colorati (2000) e, tra le opere, POF 49 Doppia maschera (1997), utilizzata dalla compagnia di danza di Angelin Preljocaj, POF 65 Pallone quadrato (1998), POF 147 Bilancia a tre piatti (2010), ma anche POF 87 OTO (1997), con un’automobile composta da un assemblaggio di due parti anteriori. Attualmente Fabrice Hyber espone al Palais de Tokyo, alla Fondazione Maeght e all’Istituto Pasteur.

1 commento

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui