23 luglio 2018

Rivelazione e relazione

 
Parte della collezione Agrati è in scena alle Gallerie d’Italia milanesi. E oltre alle immense opere si può scoprire una passione speciale, e un viaggio interiore

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Fino al 19 agosto le Gallerie d’Italia a Milano ospitano la mostra “Arte come rivelazione. Dalla collezione Luigi e Peppino Agrati” curata da Luca Massimo Barbero e con il contributo di Gianfranco Brunelli.
Una scelta di 73 opere tra l’innumerevole collezione donata dalla famiglia Agrati – importanti industriali con una forte passione e predisposizione verso il mondo dell’arte, seguendo i canoni della rivelazione e contemporaneità – a Intesa Sanpaolo.
Si tratta di capolavori che spaziano in differenti campi e tipologie, con la forte capacità di muoversi in maniera radicale e con la rara facoltà di intuire i più illustri esponenti del mondo dell’arte, che si sarebbero poi affermati sia sulla scena nazionale che internazionale.
L’esposizione inizia con diciannove opere di Fausto Melotti in cui l’artista spazia da sculture create con la ceramica, in cui è evidente l’idea della povertà dei primi tempi, ad opere realizzate in ottone come Un folle amore in cui c’è un utilizzo delle lettere e del grafema su precari equilibri; oppure Il grande carro in cui si sottolinea l’importanza delle dimensioni e della poesia.
Proseguendo tra gli spazi delle Gallerie ci addentriamo nell’arte Informale, nella Pop Art con Andy Warhol e il suo contributo con le immagini di una star internazionale come Elvis Presley, nell’Arte Povera e in quella Concettuale nel Minimal americano con Dan Flavin e Richard Serra utilizzando lampade al neon di manifattura industriale e lavori realizzati con il piombo come l’opera Prop. 
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Arte come rivelazione. Dalla collezione Luigi e Peppino Agrati, vista della mostra

Una rappresentazione artistica multiforme che arriva a sfociare nella Land Art in cui Christo diventa protagonista assoluto con il suo Package, icona di una tipologia artistica che prevede l’impacchettamento di un’opera, un monumento o paesaggio naturale fino a coprirlo per poter rivelare una nuova visione e marcando un’espressività che si definisce all’interno dello spazio pubblico.
Viene affrontato il nodo della pittura con Mario Schifano e Jannis Kounellis, in cui la rosa diventa un simbolo statico a cui contrappone la vitalità degli uccelli per sottolineare il tema del naturale-artificiale; argomento affrontato anche da Pino Pascali con la Ricostruzione della balena giocando inoltre sul tema del pieno e del vuoto.
Dall’altra parte Giulio Paolini che affronta la pittura elemento per elemento, sostituendo la tela con la plastica, donandogli il valore assoluto di un’opera d’arte e focalizzandosi sulla sperimentazione concettuale. Un metodo di espressione promosso anche da Michelangelo Pistoletto con l’opera Uomo che aggiusta un camion come quadro specchiato, in cui l’immagine procede verso lo spettatore creando una relazione tra il passato ed il futuro, un filo rosso che oscilla in continuazione avanti e indietro, facendo perdere completamente lo spazio temporale presente in cui viviamo.
Altro tema portato in mostra è l’arte “intuitiva” con I vedenti di Alighiero Boetti, diventato famoso per le sue Mappe, che attraverso la tecnica del ricamo, realizzato da donne afghane, pone l’accento su come un non vedente riesca a compensare le sue mancanze.
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Arte come rivelazione. Dalla collezione Luigi e Peppino Agrati, vista della mostra

Si arriva poi a Fontana e Burri, che fanno parte di una Milano internazionale. Lucio Fontana che si identifica con il suo Concetto spaziale e la sua cromia tonale; Alberto Burri con la celebre opera Bianco Rosso capolavoro informale che si insinua, anche per le notevoli dimensioni, nello spazio esistenziale.
Accanto all’arte italiana nella collezione rientrano le opere di Robert Rauschenberg, protagonista assoluto dell’arte americana New Dada, con opere come Blue Exit e con i suoi combine paintings in cui si incomincia ad utilizzare l’oggetto comune e dargli un nuovo valore. Nella collezione importante anche l’opera Trasmettitore Argento Glut facente parte della serie dei Gluts per riproporre con gli scarti di un vecchio mondo una nuova speranza.
Un forte significato viene dato alla parola che diventa ciò che si pronuncia ma allo stesso tempo un segno, un suono che rappresenta il termine effettivo che si legge. Lo stesso titolo “Arte come rivelazione” per mostrare per la prima volta, in assoluto, una raccolta ed un dono alla città di Milano che si smaschera al pubblico. 
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Arte come rivelazione. Dalla collezione Luigi e Peppino Agrati, vista della mostra

Il curatore Luca Massimo Barbero ha lavorato sul dialogo delle singole opere per portare l’esposizione della mostra su un livello storico artistico e puro-visibilista; un modo per concepire la collezione come rivelazione e arricchimento di un mondo contemporaneo.
Il video che corona l’esposizione racconta della collezione e dei luoghi che frequenta la famiglia Agrati tra Milano e New York, del loro rapporto con i galleristi ma anche direttamente con gli artisti. 
Una vera e propria costruzione dei rapporti diretti e la loro capacità di capire il linguaggio contemporaneo. Una cultura e un’arte connaturata alla nostra vita.
La rivelazione è per pochi, è qualcosa d’inatteso, che si manifesta solo a chi è disposto; come gli Agrati che costruiscono la storia dell’arte mentre accade per far vivere i propri momenti; capacità non soltanto di guardare ma anche di vedere per vivere questa straordinaria riservatezza. La rivelazione di un viaggio ma allo stesso tempo di un sogno. 
Gaia Tonani 

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