06 luglio 2010

fino al 10.X.2010 Jorge Peris Roma, Macro

 
Quando l’uomo indaga il suo passato cellulare, cercando di ricostruirne l’ambiente ideale. Dove lo sguardo è docilmente instradato da uno schema noto, e poi subito sviato...

di

Generato da un processo biologico accelerato, Micro,
Aureo, Adela

ricopre di sale il suo habitat artificiale, creato appositamente per il Macro
di via Reggio Emilia. Jorge Peris
(Alzira, 1969; vive a Madrid) torna a indagare lo spazio,
e questa volta si confronta con biologi marini e chimici per dar vita a una
salina spiroidale che pietrifica il suo composto marino dal soffitto sino a
toccare terra, seguendo lo schema accogliente della sezione aurea.

Il progetto, curato da Francesco Stocchi, ricopre un’intera
stanza del secondo piano e accoglie il fruitore con due grossi acquari che si
lasciano alle spalle la stalattite marina. L’artista spagnolo dà così vita a
microrganismi dalle ancestrali sembianze, che combattono la loro primitività
nella finzione del proprio spazio-contenitore di cui fanno parte.

Il ruolo della vita domina nel progetto: il cloruro di
sodio, infatti, è un composto necessario alla sopravvivenza umana, oltre a
essere presente in grande quantità nelle nostre cellule. Facilita la mobilità e
la reattività del corpo, ma allo stesso tempo può causarne l’arresto. La
dicotomia che si crea intorno alla funzione di questo elemento regala all’intera
esposizione un gioco dialettico non solo concettuale, ma anche visivo.


Il percorso che Peris intende costruire per il fruitore è
un percorso impossibile, “irrazionale”, come irrazionale è il numero ricavato
dalla formula matematica della sezione aurea di cui si serve. L’ecosistema
salino è insieme simbolo di una natura passata, di cui l’uomo è a conoscenza
solo tramite la storia, e status della sua sopravvivenza, ingabbiato però in
uno spazio artificiale, ora generato dall’uomo stesso: in questa posizione
costretta, il sale è in grado di applicare solo una parte delle sue funzioni
naturali, vincolate dalle “metroquadrature
” del suo habitat imposto.
Allo stesso tempo, se si analizza la sua funzione dal lato
opposto, l’installazione di Peris potrebbe leggersi come un’amplificazione
eccessiva delle proprietà del minerale: enormi quantità di sale vengono
chiamate in causa a ricoprire uno spazio interno. Tali quantità, se equiparate
concettualmente a una dose eccessiva ingerita dal corpo umano, possono causarne
la morte, quindi la sua distruzione. Ecco che il sale, se dapprima veniva visto
come elemento che genera vita, alimentato artificialmente dal suo artista
progenitore, in un’analisi medica ristretta al campo dell’installazione stessa è
il primo generatore di morte.


Il percorso espressivo di Peris arriva dunque a uno
sviluppo, superando uno stallo: gli ambienti di cui si serviva cessano di
essere solo ricostruzioni in loco, ma respirano ora di una vita propria, capace
idealmente di interferire con la percezione umana sensoriale. Micro, Aureo,
Adela
allo stesso
tempo agisce anche da “piano regolatore” di uno spazio di cui ne gestisce le
coordinate: la sezione aurea chiamata in causa, infatti, determina i punti
cardine della spirale al centro, accogliendo visivamente lo sguardo del
fruitore, ma inibendone inizialmente il percorso, guidato da un cauto sentiero
di pavimento e sale.

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mostra visitata il 18 giugno 2010


dal 27 maggio al 10 ottobre 2010

Jorge Peris –
Micro, Aureo, Adela
a cura di Francesco Stocchi
MACRo – Museo d’Arte Contemporanea di Roma

Via Reggio
Emilia, 54 (zona Nomentana-Porta Pia) – 00198 Roma

Orario: da martedì
a domenica ore 10-19

Ingresso:
intero € 4,50; ridotto € 3,50

Catalogo
Electa

Info: tel. +39 06671070400; fax +39 068554090; info@incontriinternazionalidarte.it; www.macro.roma.museum

[exibart]

6 Commenti

  1. che mostra insignificante… tutto già visto, mangiato, digerito: un cascame dell’arte povera. Ciò risulta deludente soprattutto da un artista come Peris che si era espresso in modo originale in passato.
    Dov’è il curatore?

  2. sproloquia ruota libera… ma e’ una recensione questa? a me sembra “prendi una cosa e cerca di giustificarla in tutti i modi”, evitando, forse per non conoscenza, riferimenti all’arte povera e all’uso del sale da parte di un arcinoto artista italiano, ma forse questo non lo si sapeva…

  3. Ma che recensione è?????
    Tutto si giustgifica con tutto e con il contrario di tutto e addirittura Flavia Montecchi ci rende noto che ingerendo una forte quantità di sale si può morire. E inceve bevendo la benzina? O un po’ di acido solforico giusto per gradire? Forse si potrebbe provare ad ingerire un kg di pepe o di zucchero o di paprika o di altre spezie e vedere cosa succede, e poi fare delle opere qualsiasi con queste spezie che tanto si trova sempre qualcuno che ci scrive delle cose pertinenti ed illuminate o almeno fa fare qualche grossa risata 🙂
    Flavia number one!

  4. qui siamo al limite del parossismo!
    se non si sa che scrivere di arte, meglio non riempire il foglio con queste traveggole che non si poaaono definire recensioni.
    cmq divertente da un certo punto di vista!

  5. Ragazzi, grazie dei vostri commenti. Mi aiutano a capire cosa posso migliorare nella scrittura e cosa invece è chiaro. Non è semplice esprimere dei concetti e cercare di farlo in un certo modo. Vi prego però di commentare anche la mostra,come ha fatto Andrea, e cercare di capire se possa esservi piaciuta o meno, oltre che a farlo sul mio scritto. Per lo meno si avvia una discussione costruttiva su tutti i punti di vista. Un bacio e grazie a tutti.

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