01 febbraio 2017

Fabio Sgroi Past Euphoria. Post Europa Galleria X3, Palermo

 

di

L’Europa vive su una similitudine che vergognandosi di essere tale si traveste da metafora, quella di essere come una comunità armonica. In quanto metafora, L’Europa è una figura retorica che serve a persuadere su una verità che, del tutto distante dalla realtà, viene sostituita da  una suggestione. Un’Europa simile a un’idea di Europa per un ovvio trasferimento di significato finisce per manifestarsi sotto l’aspetto di Patria. Il problema è che questo aspetto dell’Europa è destinato a diventarne il concetto. Secondo questo ragionamento la mostra a Palermo delle fotografie di Fabio Sgroi dal titolo “Past Euphoria. Post Europa” può esser letta come una galleria di ritratti di questa metafora che, ben spiega il curatore Salvatore Davì: “[…] simbolo di uno stato d’eccezione attuale, da cui sembra non si possa più tornare indietro”. Lo stato di eccezione o di emergenza fa i conti con la contraddizione che l’idea di salvaguardia dell’identità si trova  a vivere nel momento in cui deve fare i conti con le grandi mutazioni. l’Europa sarebbe, quindi, se stessa nella misura in cui si pone al di fuori dei flussi migratori per mantenersi dentro un concetto unitario e regionale. 
Fabio Sgroi Past Euphoria. Post Europa
Le foto di Sgroi mostrano la parte più orientale del continente europeo quella era sotto l’impero sovietico, come un bordo estremo che di questo impero conserva i resti, i ruderi, le vestigia.  Questo cimitero della memoria recente si presenta come poteva essere l’Europa del medioevo popolata di tracce dell’antica Roma, un luogo dove si evoca l’unità per invocare un nuovo equilibrio, dove in un mondo visto da una prospettiva particolare di cerca un’idea di universale, di sovra nazionale, metafora di una alterità più che una comunione. Modellando la propria speranza su una idea di prosperità, le nazioni europee  rinnovano la garanzia di sicurezza ritracciano i propri confini intorno a un’idea di stato proprietà privata, luogo di libertà per cittadini residenti. 
Ciò si può leggere nello sguardo di Andrzej Duda fotografato a Kracowia nel 2010 con il dito alzato e lo sguardo minaccioso, chiude lo spazio dietro di lui all’obiettivo percepito come invasore. Le foto di Sgroi, rigorosamente in bianco e nero, analogiche, dalla grana evidente che fa brulicare i contrasti, ritraggono situazioni  abitate dal fantasma della storia che è punctum o “buco”, se vogliamo, nell’immagine. La neve, la statua mimetizzata nel muro, il volto di Lenin, palazzi e divise, murali e tatuaggi finiscono per diventare i segni di una memoria indicibile per le singole esistenze che giustifica l’egoismo con un disperato desiderio di conservazione. E’ un sistema linguistico, oltre che stato d’animo, eredità dell’epoca precedente;  infatti, se da un lato il tempo dà continuità e stabilità, dall’altro determina i presupposti di una mutabilità senza promettere un futuro credibile. Questa immutabilità, infatti, non significa inalterabilità, ma  intangibilità. Si crea, per questo, il nemico e, di conseguenza, l’isolamento. Ecco, perché, queste immagini sono pregne di solitudine, e la mostra finisce per essere un reportage del silenzio, un gelido umido silenzio ai margini della storia. 
 
Marcello Carriero 
mostra visitata l’11 gennaio
GALLERIA X3
Via Catania, 35
90141 Palermo 
Info: mailx3@galleriax3.org

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui