14 aprile 2011

Nel segno del design

 
Ci riceve nella sua galleria nel cuore di Parigi: ci parla dei suoi gioielli, delle sue creazioni per la donna, del suo lavoro al palazzo dell’Eliseo. Sul design a tutto tondo con Herve Van der Straeten...

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Si può dire che lei si sia rapportato a molteplici tipologie di design nel corso della sua carriera, variando dall’ arredamento alle confezioni per profumo e gli involucri dei rossetti.

Che cosa comporta il concetto di design per Hervé Van Der Straeten?

Il mio lavoro ha svariate sfaccettature: ho cominciato come creatore di gioielli 25 anni fa dopo aver conseguito un diploma alla scuola delle Beaux Arts a Parigi. Studiavo nella sezione della pittura ed ho cominciato il mio mestiere realizzando oggetti piuttosto piccoli, per me si trattava di un laboratorio, dove avevo la possibilità di sperimentare tutte le tipologie di forme e volumi. In un secondo momento ho cominciato a sviluppare alcuni oggetti in metallo. Circa dodici anni fa ho aperto la mia galleria personale ed è lì che ho iniziato a creare oggetti in larga scala, aggiungendo nuovi materiali, abilità e conoscenze nella composizione dei miei pezzi. Effettivamente mi occupo di gioielleria, illuminazione, arredamento, involucri per cosmetici Ogni tipo di progettazione diventa un’occasione per riversare le mie idee in un nuovo ambito. Posso avvalermi della mia immaginazione, trasferendola in tutti i campi in cui opero. Per me l’idea del design si basa innanzitutto sull’indagine, ogni pezzo è una nuova sfida e sono sempre alla ricerca di nuove forme, nuovi materiali, nuove direzioni. Lavoro abbondantemente utilizzando strutture base, che rinforzo con materiali e colori. Imposto il mio lavoro partendo dai miei schizzi: è lì che risiedono la creatività e l’istintività che posso apportare all’opera. Sono completamente libero nella scelta dei miei collaboratori e nelle tempistiche, giacché lavoro in proprio e questo è a mio vantaggio.

Il suo stampo tutto personale, che ricorda l’artigianato da bottega, è rintracciabile anche negli oggetti con produzione di massa che concepisce…

Avvalendomi del mio laboratorio, ho sempre avuto modo di seguire in maniera molto vicina tutte le tappe riguardanti la creazione dei miei pezzi, mentre quando lavoro con delle compagnie esterne faccio molta attenzione, esigo che il sentimento della lavorazione artigianale sia trasmesso al pubblico. Le nostre bozze sono piene di irregolarità e ci teniamo a mantenerle nella resa finale del prodotto dopo averle trasferite nel formato 3D. Ecco cosa fa la differenza.

Le sue creazioni concernenti il mondo della cosmetica femminile svolgono un ruolo importante nel benessere della donna. Come ha imparato a conoscere il mondo femminile così bene?

Sicuramente il fatto di avere la propria linea di gioielli aiuta molto, in più collaboro sulle passerelle con grandi designer di fama internazionale ed abbiamo unito le nostre creatività. Quando sono in fase di creazione, cerco sempre di aver ben precisa in mente l’idea che la donna si goda il prodotto che acquista con tutti i sensi. Non c’è solo un aspetto da tener conto, si tratta bensì di un intero processo della definizione di donna. Per esempio, quando dovevo disegnare la confezione di un rossetto per una nota casa di profumi, ho condotto un’indagine di mercato e mi sono reso conto che molti dei prodotti sul mercato erano mal fatti, con forme taglienti le quali potevano urtare le dita di una donna che si apprestava ad utilizzarli. Ho considerato che fosse un elemento da correggere: bisogna rendere gli strumenti di bellezza degli oggetti morbidi e avvolgenti; devono seguire il corpo.

Miroir Solaire Bleu - Courtesy of Hervé Van Der Straeten

Osservando le sue creazioni, esse sembrano basate su sogni ad occhi aperti. Quali sono le fonti oniriche alle quali attinge quando porta a termine una selezione degli oggetti che decorano la sua galleria?

Realizzo una mostra ogni anno e mezzo in collaborazione con un altro artista, generalmente preparo un gruppo di pezzi che seguano il concetto generale, ma poi lavoro con pezzi che si parlano, si contrastano e si equilibrano gli uni con gli altri. Ad esempio metto in corrispondenza qualcosa di molto delicato con qualcosa di molto solido; lavoro parecchio con la fusione di diversi pezzi. In un certo modo m’ispiro a qualcosa di musicale, nelle mie creazioni c’è sempre un elemento sorpresa.


Ci illustri il suo lavoro nell’illuminazione. Recentemente le è stato commissionato un compito per il Palazzo dell’Eliseo?

Ci sono vari miei pezzi sia all’ Eliseo che al Ministero della Cultura, fanno tutti parte della collezione di arredamento nazionale: io ho fornito il mio contributo occupandomi di candelabri e lampade. Per me la luce è una condizione basilare per ogni tipo di ambiente. Per quanto mi riguarda, ho delle luci abbastanza spettacolari, scultoree.


La varietà di prodotti firmati Hervé Van der Straeten è decisamente democratica, si parte da gioielli del valore di $200 fino a frammenti di arredamento in serie limitata dal prezzo molto elevato. Questa indiscriminazione è applicabile anche nella sua creatività?

Non penso mai in termini di ricchezza della mia clientela. Cerco di fare pezzi per tutte le tasche, questo è il mio tipo di professionalità. In qualche modo rispecchia la mia personalità: innanzitutto lavoro per farmi piacere, quindi sono molto severo con me stesso, ci sono sempre nuove direzioni perche sono naturalmente curioso. Ecco perché finisco col far piacere agli altri. 

Galerie Hervé Van Der Straeten, Paris

In questo momento ha fatto un gallery swap con una celebre galleria di St. Moritz. Di cosa si tratta?

E’ la Karsten Grave a Saint Moritz, ci siamo trovati perché adottiamo una similie filosofia, le opere delle nostre gallerie dialogano tra loro, adoriamo entrambi il lavoro di Xavier Vielhan.  Ma sono appena stato anche alla TEFAF di Maastricht, ospite della galleria di Flore de Brantes con un candelabro nero in patina di bronzo.


Ultimamente c’è stata una grossa protesta indetta da un gruppo di monarchici contro l’esposizione del lavoro di Murakami nel castello di Versailles. Come reagirebbe se le fosse proposto di concepire un’opera d’arte da inserire nel bel mezzo della Parigi storica?

Ne sarei lieto, trovo sia piuttosto curioso che il pubblico si lamenti per operazioni del genere. Specialmente in un luogo come Versailles: è cosa nota che il Re Sole era un gran fautore del suo contemporaneo, si adoprò per l’innovazione ed era sempre alla ricerca di nuove tendenze. Questa è semplicemente una modalità operativa sulla stessa linea. Se mi prospettassero di lavorare sulla ville lumière, farei qualcosa sul bordo della Senna.Lo sciabordare dell’acqua si accosta al movimento insito nella mia creazione.  Tefaf with flore Gallery.

a cura della redazione di exibart 

*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 72. Te l’eri perso? Abbonati!

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