30 luglio 2012

ILLUSTRATED SONGS Reincontrare la citta’

 
Un forte valore identitario, di presenza nel luogo. Ma anche la semplice volontà comunicativa dell'arte che si sposta dalle gallerie ai muri della città. E' il potere della street art: che incuriosire mostrandosi autentica. Che rivela il bello, però attraverso l'altro punto di vista

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Nel 2008 il nome di Shepard Fairey è riecheggiato in tutto il mondo, grazie ad uno dei poster elettorali americani più efficaci dal tempo di quello dello zio Sam: il poster HOPE con Barack Obama. A differenza però del poster del 1917, Shepard non aveva alcun accordo con il futuro presidente americano. Non era parte di una campagna di marketing. La sua era solo la volontà di esprimere la speranza del cambiamento, e lo ha fatto attraverso uno dei metodi tipici della Street Art: catturare e modificare visi di personaggi noti, unirli ad un messaggio diretto, preciso e forte, e infine incollare manifesti o sticker (esisteva anche questa variante) in girò per la città. Un forte valore identitario, di presenza nel luogo ma anche la semplice volontà comunicativa tipica dell’arte che si sposta dalle gallerie ai muri della città, i pali della luce e le stazioni della metropolitana.

Per il gruppo statunitense Death Cab For Cutie, Fairey ha realizzato il video del primo singolo tratto dall’album Codes And Keys dal titolo Home Is A Fire. Aiutato dal bassista Nicholas Harmer, Shepard realizza un perfetto video in stile Street Art riprendendo anche la lezione che Banksy ha utilizzato per il film Exit Through The Gift Shop. Il video infatti è totalmente in soggettiva, permettendo allo spettatore di divenire protagonista della scena, ed è realizzato con una normale telecamera. La canzone parla della ridefinizione dello spazio familiare e collega una serie di pensieri e azioni ai poster e ai cut-up con cui le parole prendono forma. Nella prima parte del video, la telecamera girovaga per la città riprendendo elementi comuni (segnaletica stradale, vetri rotti) che, ad uno zoom più profondo, si rivelano essere frasi in sincro del testo della canzone. Lo spettatore, in questo modo, vive l’ambiente urbano in modo reale e intimo, celebrando la concezione del gusto tipica della Street Art: ciò che può sembrare brutto si rivela bello, se visto sotto un altro punto di vista. Nelle riprese degli elementi urbani vi è anche un riferimento all’arte informale di Burri, con un sacco dalla fenditura sfilacciata e strappata. Nella seconda parte del video Shepard riprende il backstage delle sue realizzazioni: un piccolo studio in cui stampa e intaglia stickers giganteschi. Ciò che prende forma nello studio, durante queste scene, sono grafiche del testo della canzone. Infatti nell’ultima parte del video gli elementi urbani da messaggi diventano mezzo che accoglie gli “stickers-testo”. 

Il video conferma una delle idee fondamentali sulla Street Art: essa attira perchè rende il paesaggio meno triste agli occhi dello spettatore, ed è un libero momento di creatività. Il potere della Street Art è nel suo incuriosire mostrandosi autentica. Così nel video diventa fondamentale mettere i testi della canzone per le strade. Gli stickers possono essere rimossi, rivelando la Street Art come qualcosa di fugace, ma il video permette di vedere la magia nei dettagli di un paesaggio quotidiano, incompreso a causa proprio della fugacità della vita di tutti i giorni.
di riccardo onorato 
*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 74. Te l’eri perso? Abbonati!

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