24 luglio 2014

La Grande Brera? I soldi ci sono, e tra due anni ci sarà anche Palazzo Citterio. Ecco lo stato dei lavori sul progetto milanese, che durante Expo mostrerà al mondo il suo cantiere

 

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Verso la Grande Brera - il progettista Amerigo Restrucci illustra i lavori a Palazzo Citterio
Una conferenza decisamente articolata e dalle tanti voci quella di stamattina, nel milanese Palazzo Litta, per raccontare l’avanzamento dello stato dei lavori di quella che sarà la “Grande Brera”, i cui primi interventi sono iniziati alcuni mesi fa, con il rifacimento dei tetti del Palazzo che ospita la celebre pinacoteca e l’Accademia di Belle Arti più famosa d’Italia.
A coordinare gli interventi Caterina Bon Valsassina, della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia, che promette una prossima conferenza stampa proprio sui tetti di Brera, per far conoscere «lo stato reale dei lavori, e l’importanza di operazioni che sembrano minime, ma che sono indispensabili per la vita di una struttura». 
La vera domanda, però, visto che in questo ultimo incontro l’argomento incriminato è lo stato di Palazzo Citterio, è la situazione economica del progetto. Bon Valsassina rassicura: «Ci sono 38 milioni di euro, provenienti da fondi europei come attrattori culturali, per le caserme Carroccio e Magenta, per l’espansione dell’Accademia di Brera, e per il recupero di Palazzo Citterio». 
Qualcosa insomma pare si sia sbloccato definitivamente, a partire dai vari contenziosi di gara per l’appalto di Palazzo Citterio, illustrati dall’avvocato Michele Damiani.
Su Palazzo Citterio si sofferma lungamente l’architetto Alberto Artioli, direttori dei lavori di recupero dello stabile, che parla di un «Immobile storico ricco di stratificazioni e di architettura recente, con una sofferta storia di contenziosi, progetti mai realizzati, occupazioni, dove è necessario anche salvaguardare l’intervento di James Stirling».
Insomma, il building situato quasi accanto all’Accademia diventerà una punta di diamante per l’arte in città, ma passeranno almeno altri due anni: «non sarà pronto per Expo», dice Bon Valsassina.
La parola poi passa alla sovrintendente Sabrina Bandera, che afferma la volontà di far sposare le collezioni del ‘900 di Brera con gli ambienti molto articolati del Palazzo, che non si adattano a una visione unitaria e che potranno essere anche installate in sale piccole e preziose. 
Pelizza Da Volpedo, Russoli, le collezioni Jesi e Vitali, i ritratti del Fayum, le raccolte Rosenberg e Zavattini sono solo alcune di quelle che troveranno posto nel nuovo stabile, che avrà una «Doppia entrata, con la possibilità di realizzare diverse attività rispetto agli orari delle collezioni, la presenza di un giardino e dunque la possibilità di ospitare sculture all’aperto che costituiranno una continuazione dell’esposto. La città potrà sentire un nuovo museo molto facile da raggiungere e accessibile a tutti. Un museo che manterrà una serie di specificità “scenografica” che speriamo permetterà di acquisire nuove collezioni, come negli anni passati».
Dulcis in fundo la parola ad Amerigo Restrucci, progettista dell’impresa vincitrice dei lavori Research Consorzio Stabile scarl: «Citterio non è un edificio decisamente affascinante, ma avrà un nuovo percorso dell’arte del 900 a Milano, in un modo inedito: quello che mi auspico è che le varie collezioni non saranno sezionate seguendo vari ordini cronologici o di stili, ma messe in scena così come le hanno prodotte i collezionisti».
Un’ottima idea, per tracciare non solo un profilo dell’arte ma anche dei suoi amanti. 
L’appuntamento insomma tra qualcosa come 700 giorni. E per il famigerato Expo? Chiosa Caterina Bon Valsassina: «Per Expo sarà possibile fare una sorta di “Aperto per restauro” e una didattica relativa, magari con un appuntamento settimanale che permetta anche di vedere lo stato di avanzamento dei lavori. È l’unica “mostra” che non viene offerta dall’Esposizione Universale, e sarà collegata al Padiglione Italia con un video in diretta».
Avanti così insomma, che la Grande Brera trovi casa. Sperando che le monete raccolte reggano bene le fondamenta. 

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