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Si dice “fare di necessità virtù”. E visto che la situazione a Gaza è a dir poco insostenibile, anche le immagini più terribili della guerra e dei bombardamenti per un attimo diventano poetiche, cercando con l’arte di mutare un poco il loro carattere. Ci ha pensato il giovane Tawfik Gebreel, dal suo profilo facebook.
I colpi delle bombe, la polvere sollevata, il momento dell’esplosione diventano pugni chiusi e alzati al cielo, simbolo di resistenza, cavalli che sarebbe più bello immaginare come unicorni, scene familiari di madri che abbracciano i bambini. Anche in questo, come accadeva per i graffiti in Egitto e nei Paesi della Primavera Araba, qualche tempo fa, l’arte serve come catarsi per una nuova realtà, meno sanguinosa di quella che quotidianamente ci si trova a vivere. E si unisce così la voglia di libertà a un desiderio di speranza, passando proprio dalle pagine di quei social network che anche nel bacino nordafricano avevano aiutato a costruire comunità. All’atto pratico però, per ora, le cose cambiano poco, e le cronache anche oggi parlano chiaro: cinque soldati israeliani caduti ieri nei combattimenti contro un commando palestinese che tentava di infiltrarsi in un tunnel, e anche donne e bambini non sono stati risparmiati in una delle pagine più violente che il Medio Oriente sta attraversando dagli ultimi anni.