31 agosto 2014

Festival del Cinema/ Diario di bordo dall’America all’animazione. Con uno sguardo ravvicinato alla realtà veneziana

 

di

Franco Maresco
Una cancellatura. Franco Maresco cancella la sua presenza, lascia un buco nel programma delle conferenze stampa. In questa Venezia di questa Biennale 2014, i buchi sono così tanti che sembra naturale: il Des Bains che è solo il fantasma di un Grand Hotel; lo scavo del Lido che è la prima opera di Land Art prodotta dalla politica riconosciuta dalle istituzioni culturali, dato che appare come uno degli elementi di Fundamentals, incorniciato da un Oblò azzurro all’incrocio delle Quattro Fontane con tanto di didascalia, come si conviene a un oggetto in un museo; e poi ancora l’assenza di un sindaco eletto, il disavanzo di bilancio, il segno meno sull’inflazione e si potrebbe continuare. Così Maresco con la sua assenza sembra commentare e descrivere non solo la liquefazione dell’idea delle istituzioni cantata dai neomelodici nei saluti in codice agli “ospiti dello stato”, ¬¬ – come a Brancaccio si chiamano i detenuti – ma anche lo spettacolo e la parata dei media della mostra, con le produzioni indipendenti a basso costo sul red carpet insieme con Al Pacino, con la rievocazione del fantasma del Neo-Realismo e tutta la nostalgia del vivere fra questi fantasmi. Se lo avesse presentato, avremmo sentito il cineasta palermitano parlare di Belluscone. Una storia Siciliana, nella sezione Orizzonti, con la colonna sonora di Salvatore “Erik” De Castro. 
Invece c’è ed è felice di esserci Gian Luigi Rondi, il divo della critica cinematografica italiana. Giorgio Treves, con la produzione di Paolo del Brocco per Rai Cinema e Laurentina Guidotti, ne fa un ritratto con un documentario biografico, Gian Luigi Rondi: Vita, Cinema, Passione, per la sezione Venezia – Classici. Il Gilles Jacob italiano dice di voler togliersi un sassolino dalle scarpe. Il fatto di aver lavorato per un quotidiano politicamente collocato in un area definita di destra non ha potuto cancellare il fatto e il valore di essere stato partigiano, cattolico e comunista. Di aver lavorato soprattutto ascoltando perché, dice, è solo grazie alla capacità di ascolto che si riesce a pensare a un futuro in cui sia possibile realizzare degli obiettivi concreti. A novantadue anni è ancora qui a dircelo, forse qualche ragione l’avrà. 
I film presentati oggi sono Boxtroll, – fuori concorso – film di animazione in 3D diretto da Anthony Stacchi e Graham Annable, tratto dal romanzo Here Be Monsters, di Alan Snow. Un racconto di fantascienza in Stop Motion e molto, molto lavoro di post-produzione, come si addice a due registi che hanno lavorato in LukasArts (Annable) e Dreamworks (Stacchi), e si sono conosciuti lavorando alla LAIKA. Il risultato è l’insieme di fotografia, animazione, scrittura e disegni portato alla massima espressione tecnica, per raccontare una storia ambientata in uno strano futuro con molte ferraglie del passato e dove il limite fra natura e artificio è molto molto difficile da distinguere.
Sempre in Orizzonti, Jackie & Ryan, ¬ secondo lungometraggio di Ami Canaan, nata in Indiana, studi a Los Angeles, sceneggiatrice televisiva già affermata e molto giovane –  è una storia di amore che si intreccia con la vita dell’America profonda che ascolta, suona e canta musica country e che in genere viene associata agli ambienti più conservatori, fobici e retrivi del paese. Mostrando le vicende intime, le difficoltà ma anche la forza e la maturità nelle scelte nonostante la solitudine, la paura e a volte la disperazione degli individui che la abitano, la storia riporta questa America al suo sogno. Molto presenti i paesaggi che a volte sembrano proprio rievocare la scuola dei paesaggisti dell’Hudson River. La nuova frontiera da conquistare è il loro stesso vecchio sogno. 
Un’altra storia di amori e vincoli familiari difficili, da un punto di vista intimo e con un montaggio fatto di strappi, di continue tensioni e divergenze, è quello raccontato da Saverio Costanzo con la produzione di Paolo del Brocco per Rai Cinema e Mario Gianiani per Wildside in Hungry Hearts. Alice Rohrwacher e Adam Driver sono rispettivamente la ragazza italiana e il suo amore Newyorkese alle prese con solitudini, difficoltà e lotte quotidiane di sopravvivenza che però finiscono per coinvolgere anche la nuova vita che mettono al mondo. Sarà il momento in cui la speranza e la disperazione finiranno per confondersi. 
The Cut riporta sul red carpet un altro monumento della storia del cinema: Mardik Martin, co-sceneggiatore, insieme con il regista e suo allievo Fatih Akin. Il film, prodotto da Nurhan Sekerci, racconta la storia del genocidio armeno, in un modo controverso e inaspettato, in cui non si distingue il bene dal male e il genere western diventa il modo di strutturare una storia piena di conflitti e senza buoni né cattivi. Il protagonista deve affrontare un viaggio interiore in cui la fede in una religione prima diventa dubbio, poi ricerca, infine spiritualità. 
David Oelhoffen dirige Viggo Mortensen e Reda Kateb in Loin des Hommes, reinterpretando con la sua sceneggiatura il romanzo breve di Albert Camus L’Hôte. Il regista definisce il film un cugino di un film western. Da un lato la presenza di Mortensen evoca il western, ma la sua interpretazione è opposta a quella di un cowboy, la sua fisicità e la sua riflessività non coincidono. Il genere western viene usato per due motivi, per la struttura narrativa del conflitto fra due leggi, – quella del colonizzante e quella del colonizzato, – e per il mito della conquista della frontiera, che qui diventa imporre una cultura identificandola come “La Storia tout court”. Il protagonista del racconto interpretato da Viggo Mortensen è un uomo che ha sperimentato la violenza, cerca di isolarsi in un mondo razionale teso al bene, ma l’irrazionalità e il male della vita lo costringono di nuovo alla prossimità con la morte. Mortensen sintetizza così: il pensiero che mi ha guidato durante tutto il lavoro di interpretazione è stata una frase dei diari di Camus: “Non sono tagliato per la politica perché sono incapace di accettare e di volere la morte del mio nemico”. (Irene Guida)

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui