22 settembre 2014

L’intervista/Raffaella Cortese Raffaella, una e trina

 
Abbiamo incontrato Raffaella Cortese perché il 24 settembre, a via Stradella, dove già si trovano due spazi della sua galleria, apre il terzo. E tra due giorni sarà festa grande nella via milanese, con tre mostre e tre artisti. Al numero 4 Marcello Maloberti, al 7 Keren Citter e all'1 Kimsooja. Ecco quello che ha raccontato a Exibart la signora delle gallerie milanesi.

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Una caratteristica di Raffaella Cortese è la sua calma. È pacata quando parla, quando spiega le sue mostre e il rapporto con gli artisti. Riesce ad essere calma anche quando parla degli aspetti più spinosi del mercato. Eppure Raffaella Cortese non è una che se ne sta con le mani in mano. L’apertura del terzo spazio lo dimostra. Partiamo da qui, quindi, per la nostra chiacchierata.
Tutti si lamentano, espatriano, chiudono, tu apri il terzo spazio. Possiamo parlare di successo personale e qual è il tuo segreto? 
‹‹Non c’è un segreto, ma la voglia di continuare a lavorare sodo, c’è la fiducia nei collezionisti italiani e l’ entusiasmo di realizzare delle belle mostre insieme agli artisti, senza espatriare. Le fiere ti consentono di avere un mercato internazionale e quindi di conoscere sempre nuovi collezionisti. Le numerose mostre nei musei all’estero sono l’occasione per entrare in contatto con i direttori di musei e curatori. Comunque mi accorgo di essere un po’ controcorrente, ma d’altronde lo sono sempre stata e continuo a credere che la galleria sia il luogo privilegiato per conoscere l’arte e approfondirla con i collezionisti››.
Quanti sono gli artisti che stanno con la galleria Raffaella Cortese?
‹‹Al momento gli artisti che seguiamo sono 25 e questo numero necessita di un altro spazio per mostrarli offrendo loro una nuova opportunità. C’è poi il desiderio di occuparmi di nuovi artisti. Negli ultimi due anni abbiamo inserito nella programmazione: Silvia Bachli, Karla Black, Alejandro Cesarco, Helen Mirra. Sento il bisogno di far interagire “vecchio” e “nuovo”, di mettere in contatto generazioni diverse. Sono sempre stata “transgenerazionale” ››.
Con Marcello Maloberti la galleria collabora dal 1995. È tradizione che ogni nuovo spazio inauguri con un suo lavoro inedito. Intraprendente e superstiziosa?
‹‹Non sono superstiziosa. Diciamo che tutta una serie di fattori fanno sì che le cose accadano. Con Marcello ho un rapporto intenso, viviamo entrambi a Milano e siamo molto legati. Al 7 per esempio, durante la fase di ristrutturazione nel 2002 aveva preinaugurato con una performance molto emblematica. In “All’incirca alla vita” c’era la vertigine, la paura, ma anche la resistenza, la tensione. Si trattò di una azione fisicamente molto dura. Dopo grandi presenze e mostre, come la Biennale di Venezia 2013, ora Maloberti ha sviluppato un progetto legato alla parola, a un certo tipo di frasi surreali. È un lavoro inedito, che intimamente lo accompagna da sempre. Questo progetto mi piace moltissimo anche perché personalmente sono interessata alla scrittura. Il nuovo spazio al numero 4 è l’ ex Room Gallery ed è un locale piccolo, intimo che si presta bene ad essere contenitore di parole, come in questo caso e sarà un luogo molto flessibile a disposizione dei miei artisti per progetti differenti››. 
Sei una gallerista sincera e appassionata, ma con tutto questo fare e pensare viene il dubbio che tu dorma poco la notte.
‹‹(Ride) Sono insonne da sempre, dormo male e sogno molto. Però credo in quello che hai detto e mi interrogo su questo momento di grande speculazione nel mondo dell’arte. Mi chiedo se non sono troppo romantica e idealista; non ricerco il potere fine a se stesso, l’obiettivo è quello di fare sempre meglio il mio lavoro, prestando attenzione ai dettagli, cercando di non perdere momenti importanti, soprattutto con gli artisti. Questo ultimo aspetto è un lusso a cui non voglio rinunciare. La competitività è alta e per procedere ci vuole tenacia. Ma l’arte ha un valore inestimabile, non è solo un investimento o peggio ancora speculazione. Lo dico anche da collezionista. Le logiche di mercato non hanno mai in primis influenzato il mio lavoro, anche se i risultati sono arrivati. C’è sincerità nelle scelte che faccio, scelgo perché mi piace, perché fa riflettere, mi destabilizza o mi riequilibra e poi, dopo anni di lavoro, posso dire che funziona. Insomma, non seguo le logiche di mercato ma mi impegno a creare un mercato sano e sento molto la responsabilità di ciò che propongo››.
Tu stessa collezioni quindi.
‹‹Si, quando posso, privilegiando però sempre la costruzione di altre collezioni››.
So che con Roni Horn hai un grande rapporto, giusto?
‹‹Sì, la trovo geniale. Mi ha illuminato. Inoltre abbiamo entrambe un grande amore per la poesia e la letteratura. Nel nostro primo incontro nel ‘95 a New York abbiamo parlato di Emily Dickinson e uscendo dal suo studio abbracciavo una scultura in alluminio con il primo verso di un suo poema “An hour is a sea” tempo, spazio, paesaggio… Il rapporto con lei ha fatto crescere me e la galleria. Ho grande rispetto e amicizia nei suoi confronti, anche se non sono mancati momenti difficili, come in tutte le relazioni intense››.
Cosa ne pensi della varie gallerie on line che appaiono sulla scena dell’arte? Il lavoro di Keren Cytter che presenti in contemporanea a Maloberti e Kimsooja è strettamente legato al mondo virtuale. Potrebbe inserirsi in un contesto del genere ?
‹‹Non escludo che il lavoro di Keren potrebbe funzionare in questo tipo di contesto, lei è giovane e ama sperimentare, ma anche in questo caso c’è bisogno della galleria perché presenterà una video installazione. Personalmente però, e sarò datata, credo ancora nello sguardo, nella fisicità, nella sensualità dell’opera. Per me il magazzino resta una realtà potente, un luogo bellissimo di scoperta.
Ma sono comunque attenta a cosa succede perché la rivoluzione tecnologica degli ultimi dieci anni ha realmente cambiato il nostro modo di comunicare e di pensare››. 
Tieni molto a presentare artiste donne, nonostante le quotazioni di mercato non siano sempre adeguate e i premi vinti siano pochi rispetto a quegli degli uomini , per non parlare dei pregiudizi. Ti immagino un po’ come la Libertà che guida il popolo (in questo caso di artiste donne). È un ruolo in cui ti potresti riconoscere?
‹‹(Ride) devo dire che saranno le artiste a guidare me, numericamente ora sono di più e più brave. In questo momento, ma già a partire dagli anni ’90, le donne sono fortemente consapevoli, le cose stanno migliorando anche se c’è ancora un po’ di strada da percorrere. Mi piace pensare che la sensibilità femminile sia meno legata al potere e ciò ci porta a concepire la carriera in maniera differente dagli uomini. Con le donne con cui parlo solitamente non scorgo questa ossessione dell’ “arrivare” a tutti i costi. Sarebbe importante capire meglio il contributo sociale delle donne, il cambiamento di atteggiamento sempre meno legato al modello maschile. Sempre più donne si affermano in politica in ruoli di grande responsabilità. Anche nel nostro ambito ci sono ottime galleriste e collaboratrici. La domanda è, a quali condizioni vogliamo raggiungere certi livelli? Io sono fiduciosa. Recentemente Mathilde Rosier, mi parlava di un controverso movimento post-femminista berlinese e vorrei saperne di più››.
Maloberti, Cytter e Kimsooja sono tre artisti diversissimi ma tutti di altissima qualità. Come è caduta la scelta su di loro ?
‹‹Le scelte spesso dipendono anche dalle possibilità. Sia Kimsooja che Maloberti hanno esposto alla Biannale 2013. Kimsooja sta continuando la sua ricerca sulla rifrazione della luce e desideriamo mostrare questa direzione del suo lavoro che si presta ad essere esposta nello spazio al n1 per via della luce naturale. Ha partecipato a tante mostre pubbliche in Italia in spazi importanti come la Fondazione Bevilacqua La Masa, Palazzo Fortuny, il teatro La Fenice, l’Hangar Bicocca, il Castello Di Rivoli. Queste sono delle belle soddisfazioni per una galleria. Di Marcello ho già parlato mentre Keren Cytter è conosciuta per i suoi film e per le storie di relazioni contrastate e difficili. Mostreremo il suo film Siren e una installazione che ruota attorno ad esso. Keren è una grande sperimentatrice e per questa mostra ha pensato a dei disegni figurativi a pennarello indelebile su tessuto, evocativi del video stesso, che saranno una sorta di quinte teatrali. Questa è l’idea, anche se probabilmente durante l’installazione potrà subire qualche cambiamento. I tre artisti rappresentano un po’ le diverse anime e ricerche dalla galleria: tre diverse generazioni, provenienze e ricerche che ruotano tutte intorno a temi legati all’identità sia essa culturale che di genere. Sarà molto interessante vedere come gli artisti interagiranno tra di loro, sia a livello professionale che personale, l’allestimento è un momento intenso di emozioni e tensioni››. 

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