20 ottobre 2014

Un’altra sentenza storica, stavolta per un writer del Triveneto. I proprietari dei palazzi disegnati parlano di arte, e il giudice lo assolve

 

di

Sqon a Venezia
Lui si chiama Sqon, ma al secolo riporta il nome di Andrea Alzetta. È piuttosto celebre nella zona del Triveneto perché è il “graffitista dei gatti”, che compaiono ai bordi di strade, su manifesti pubblicitari, fino a Venezia. Dove tre anni fa Sqon dipinge su alcuni muri delle calli i suoi felini in technicolor. Poi, come nelle migliori storie, arriva la polizia impavida, che vuole fare piazza pulita di tutti i writer della città: «Mi hanno perquisito l’appartamento e hanno riempito un furgone di materiale, tra bombolette spray, tele, disegni e magliette. Ho saputo in seguito che tutti gli oggetti sequestrati servivano per la conferenza stampa, dove volevano dimostrare di aver portato a termine un’operazione i cui si metteva alla gogna gli “imbrattatori” della città, neanche avessero stanato le Brigate rosse», riporta Sqon al Fatto Quotidiano.
C’è però, nella più classica delle storie legata al “decoro urbano”, un risvolto inaspettato: Sqon, finito a processo, proprio come un paio di colleghi milanesi in tempi recenti, non solo è stato assolto, ma ha anche avuto il plauso dei proprietari dei palazzi di Venezia disegnati, che hanno parlato di un abbellimento su muri che in origine erano orribili. Il fatto, insomma, non sussiste. Anche perché Sqon pare sia stato preso come capro espiatorio a futura memoria di tutti i writers e dei giovani che potrebbero intraprendere questa carriera.  «Le dichiarazioni dei veneziani significano che le persone, negli ultimi anni, sono diventate più sensibili e ricettive per queste forme d’arte, a differenza della caccia alle streghe delle autorità, con un non trascurabile dispiego di mezzi e soldi». Anche questa sentenza, a futura memoria. 
 

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