23 ottobre 2014

Parigi/2. Eldorado FIAC. Giro a caldo sotto le volte del Grand Palais, per scoprire da vicino i protagonisti della fiera

 

di

FIAC 2014 - Yayoi Kusama presso la londinese Victoria Miro

La 41esima edizione della Fiera d’Arte Contemporanea si è aperta con 191 gallerie di 26 Paesi diversi. Presa d’assalto delle gallerie straniere, che sembrano avere trovato qui una nuova Eldorado: infatti solo un terzo delle presenti è francese, tallonate dagli Stati Uniti che sembrano guadagnare di anno in anno sempre più terreno, seguite dalla Germania. A segnare ancora di più questo cambiamento è la mitica galleria Yvon Lambert, che dopo 50 anni di intensa attività segna la sua ultima presenza non solo alla Fiac di quest’anno, ma nel mondo dell’arte. Sarà l’inizio di una nuova epoca? La risposta forse ci sarà dopo il prossimo appuntamento della Fiac a Los Angeles, previsto tra il 27 e 29 marzo 2015. 
Riconfermano anche quest’anno la loro presenza le italiane Galleria Continua, Alfonso Artico, Massimo de Carlo, Kaufmann Repetto, Francesca Minini, Massimo Minini, Monitor, Franco Noero, Tucci Russo, e la Tornabuoni Art. Quest’ultima per l’occasione si è vestita di “Rosso”, tema della mostra questa presenta opere tutte rigorosamente rosse, che vanno da Pablo Atchugarry a Alighiero Boetti, da Lucio Fontana a Paolo Scheggi. Bella, interessante e a volte con sorprese dietro l’angolo, la Fiac non si stanca di mantenere alto il livello delle opere, mentre lato vendite, anche se non strombettate ai quattro venti, non sono certo mancate. I prezzi come sempre inaccessibili quelle delle gallerie del carré or, in cui troviamo Gagosian, Hauser & Wirth con 50 fotografie di Roni Horn dal titolo Portrait of a Image (with Isabelle Huppert), e un solo show di Olafur Eliasson presso la Galleria berlinese Neugerriemschneider. Sempre sotto la volta, ricca la proposta della galleria Marian Goodman con Anri Sala, Mes Voeux di Annette Messager, Scratch di Christian Boltanski, John Baldessari, due superbe foto in bianco e nero di Yang Fudong, e perché no la scultura di David Nash alla Mitchell-Innes & Nash di New York, o magari l’artista Saâdane Afif con un lavoro intorno alla Fontain di Duchamp dal titolo Fountain Archive presso la Mehdi Chouakri di Berlino.
Immancabile Yayoi Kusama che troviamo sparpagliata un po’ ovunque con Pumpkin (2014) presso la David Zwirner o la londinese Victoria Miro. Ma anche Georg Baselitz presso la Thaddaeus Ropac, e poi The Ecstasy and the Agony (2014) una scultura di Elmgreen & Dragset da Perrotin o alla newyorchese Van de Weghe con opere di Basquiat, Andy Warhol e Paul McCarthy, attualmente in mostra presso la Monnaie di Parigi. 
Lato video, ecco Venus (1990) Nam June Paik, ma anche Loci/Foci di Tony Oursler presso la Hans Mayer, Düsseldorf. Imperdibile è la parete invasa da una settantina di foto di Tod Papageorge scattate tra il 78 e l’80 nel mitico Studio 54, la travolgente discoteca newyorchese, presentato dalla Thomas Zander
Sono certo più sperimentali, giovani e a volte un po’ stravaganti le opere esposte delle 55 gallerie situate al primo piano. Qui incrociamo His Master’s voice (2014) di Wu Tsang presso la berlinese Isabella Bortolozzi, ma anche la galleria di New Delhi Nature Morte che presenta un solo show di Asim Waqif con sculture sonore e video. Mentre da non perdere è un solo di Pat O’Neill presso la Cherry and Martin di Los Angeles, regista indipendente e artista della West Coast, che qui presenta sculture e brani di suoi film dalle forme inquietanti e profonde. Sempre al primo piano, ecco il Secteur Lafayette, ideato dalle Galeries Lafayettes, qui troviamo solo gallerie giovani che presentano artisti emergenti, ci sono l’italiana SpazioA di Pistoia, ma anche la Antoine Levi con opere di Francesco Gennari e Sean Townley. E questo è solo un assaggio della folle settimana dell’arte contemporanea parigina. (livia de leoni)

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