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A primo impatto la forza di Open Museum Open City, la mostra di soli interventi sonori e performance che ha ideato Hou Hanru per il MAXXI, è indiscutibile.
È un progetto che, non solo esalta il suono, ma attraverso le onde esalta anche l’architettura del museo, così come aveva voluto presentarla Zaha Hadid a Roma, nell’autunno 2009. L’impressione, varcando sale e corridoi, e lasciandosi trasportare da musica, rumori, suoni difficilmente comprensibili, rimbombanti o intervallati, è che vi sia in atto una sorta di festa. Compresa un’ottima acustica
Un passaggio espositivo, o della negazione di una mostra che se ne voglia dire, che a primo acchito sembra ben riuscito, anche se convince meno quello che verrà a costare a tutti i visitatori entrare al museo: 11 euro il prezzo iniziale di biglietto, e poi ingressi da 3 a 5 euro per gli appuntamenti successivi. Già, perché Open Museum Open City metterà in scena una serie di performance, di azioni, di concerti e serate proprio a partire da stasera, quando alle 20.30 si terrà il concerto Rebonds di Iannis Xenakis con Philippe Spiesser e alle 21 la performance di Chiara Fumai, Narrazioni –The Show which is (also) falsely called Breaks, che quindi richiederanno agli art lovers diverse puntate tra gli spazi di via Guido Reni.
E il museo intanto cambia anche logo, e inserisce le sue lettere XXI (21esimo secolo) in una sorta di nuova finestra, metafora di un luogo dinamico e finestra sul mondo. Peccato per il video di presentazione che abbiamo visto stamattina, decisamente sopra le righe per un museo d’arte contemporanea, e che speriamo passi un po’ in sordina. Intanto l’appuntamento per oggi è a partire dale 17.30, quando la Presidente Melandri, il direttore Hanru e Charles Guarino, publisher di Art Forum si incontreranno sulla domanda Quando un museo può dirsi davvero “aperto”?