22 novembre 2014

Il misunderstanding di HH Lim. Vi raccontiamo “Tornare al senso costruttivo”, in replica al Teatro Verdi di Milano, stasera

 

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Nascita, crescita, perfezione e cambiamento. É il poker di pensieri che HH Lim propone al Teatro Verdi di Milano con la performance Tornare al senso costruttivo, un progetto curato da Francesca Pasini che si inserisce nel Festival Internazionale IF, in scena fino ad aprile prossimo. Secondo appuntamento annuale in terra Lombarda per l’artista, che già alla Galleria Bianconi aveva sperimentato alcuni degli ingredienti messi in scena durante questi giorni. 
Lim ci ha abituati a vedere nella politica il seme di un cambiamento in atto, qualcosa che plasma la realtà per trasformarla in altro. Non rinnegando se stesso, la performance si apre con un video che mostra in simultaneo tre cantieri dell’Expo e la scena di una visita dentistica dove l’artista è il protagonista della “pericolosa” poltrona. Una sovrapposizione che viene a coincidere a livello sonoro: per più di venti minuti, il suono delle turbine e dei mezzi di trasporto cerca un incontro -mai riuscito-, con il rumore (acuto, assordante e perfetto nel suo esser serrato e prolungato nel tempo), del trapano del dentista. Fin qui abbiamo una prima spia del modus operandi di Lim, che da sempre conduce il suo pubblico a prestare attenzione alle metamorfosi del corpo, giocando in quella piccola frazione cognitiva che corre tra la moralità e l’ironia; il “misunderstanding”, come ama definire questi suoi atti. 
Perché dunque il cantiere dell’Expo? Perché è un’opera in fieri, qualcosa che esiste nel momento in cui è vissuta (che in questo senso vuol dire prodotta, lavorata, plasmata), per lasciar spazio a breve a una vetrina bella e perfetta. Un processo che ha come conseguenza una perdita: il “tempo” del cantiere, che non sarà più visibile. 
Qual è la sintesi operata da Lim in questo rimbalzo tra personale, politico e sociale? Una katana di metallo (realizzata in una fonderia milanese), che viene sottoposta a un processo che la trasforma in altro. Ed ecco il fine e lo scopo della performance: un percorso che parte dalla «nascita, verso la perfezione, perfezione che viene scalzata per tornare verso un’altra cosa». Argomentando, è la funzione che viene persa, una sorte che la spada condivide con i luoghi di lavoro del quartiere di Isola/Garibaldi. Lim prende in prestito l’Heidegger del “Costruire, Abitare, Pensare”: non esiste un prima e un dopo, ma uno stare in rapporto, un infra dato dal tempo. Una relazione che riporta, dunque, al senso primo e stretto di quello che amiamo definire “costruito”. (Eleonora Minna)

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