24 gennaio 2015

Bologna/Metti una sera a SetUp Art Fair. Tra corridoi gremiti, talks e opere decisamente “affordable”

 

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La terza edizione di SetUp Art Fair, alla stazione delle Autolinee di Bologna, sembra confermarsi come una scelta vincente. Le gallerie sono in crescita (quest’anno 33) e la qualità dell’offerta, rispetto alle precedenti edizioni, in salita.
Alle pareti tanta, tantissima pittura. Fotografia abbondante, ma non totalizzante come in altri momenti, mentre sono poche le installazioni. I prezzi? Decisamente abbordabili: siamo su una media di mille euro, ma è anche vero che in alcuni casi – come nei multipli fotografici – si scende, rendendo la fiera abbordabile sul piano economico, con gusto.
La kermesse conferma il suo ruolo dinamico, con tanti giovani che mangiano, bevono, si guardano in giro e ascoltano spettacoli live e conferenze a tutto spiano (si va avanti fino all’1), ma l’atmosfera non è sbracata, anzi, forse si respira nell’aria una conversione verso il trendy, che prende il posto di quella dimensione di sperimentazione che aleggiava gli scorsi anni. Ma, tutto sommato, si sta decisamente bene. Stanno bene le famiglie, che lasciano i bambini al kinder, e si divertono i più cresciuti, con una “game-room” creata per artisti dove tra le altre cose si possono tirare palline piene di colore al muro, creando un effetto Pollock come antistress.
Ma non siamo proprio qui per giocare, anche se all’Autostazione il clima è rilassato.
Iniziamo il nostro tour, invece, da BI-BOx Art Space di Biella, che porta tra gli altri Francesco Casolari, Foto Marvellini, Gec+BR1 e Opiemme.
GEC e BR1 qui presentano il video esposto anche ad Artissima 2014, Fieno ed asfalto, mentre salta ancora all’occhio il vecchio lavoro realizzato con i gratta e vinci, sull’altro lato della stanza. Uno stand, anzi una sala, decisamente ben curata ma come del resto lo sono gran parte di tutti gli altri partecipanti.
Buone le proposte di Casa Sponge, tra cui segnaliamo il lavoro dedicato a Pier Paolo Pasolini di Rocco Dubbini, Mantra. L’artista, recatosi all’Idroscalo di Ostia, luogo del delitto del grande intellettuale, ha raccolto la sabbia e creato con una serie di lettere di metallo una stella a cinque punte (la forma che crearono i copertoni dell’auto che straziò il corpo di Pasolini) con le parole Mamma Mia/Mia Mamma, traslato dalla famosa poesia Supplica a mia madre. E di morte in senso metaforico, come lungo viaggio quasi da “preparare” ci parla la bara di Simona Bramati, portata tra il silenzio generale in una performance ideata a partire dalla collaborazione dell’artista proprio con una ditta di onoranze funebri. Ma chi si aspetta il nero sarà tradito perché anche in questo caso quel che salta all’occhio è un avvicinamento a un tema scottante con passo poetico e, perché no, colorato. 
Oltre ai giovani, poi le sorprese: da s.t. foto libreria e galleria ci sono Mulas ed Elisabetta Catalano, Letizia Battaglia e i particolari di interni di Veronica Della Porta: una collezione di immagini, in bianco e nero, nelle quali perdersi per cercare il proprio “topos” preferito, e infatti le sale (dove spesso sono state accoppiate due, o anche tre o quattro gallerie) sono gremite.
Non può mancare, come spesso abbiamo ricordato per “dinamismo territoriale”, la Puglia. Art and Ars Gallery di Lecce, per cui ci parla un soddisfatto Gigi Rigliaco, espone tra gli altri i ritratti “esplosi” di Fontana + Loschi e un suggestivo lavoro di Jolanda Spagno, composto da disegni a pastello che si perdono dietro una serie di lenti per la distorsione, diventando alternativamente specchianti e trasparenti. Metafora del guardarsi. L’unico neo? L’incertezza delle vendite, riscontrata da molti galleristi: una fiera da passeggio o davvero per giovani collezionisti? I giochi, ancora, sono tutti da fare.

1 commento

  1. Si tratta di una vetrina molto brillante dal di fuori e molto poco professionale dal di dentro, dove il rispetto per i giovani talenti è quanto meno opinabile. Lo dico con cognizione di causa e me rammarico perché l’anno scorso ho partecipato a Setup, una mia opera è stata rubata e ad oggi, nonostante le ripetute richieste, l’organizzazione con grande noncuranza e nessun rispetto per il lavoro altrui, non ha ancora provveduto al risarcimento dovutomi, rendendosi irreperibile. Non solo non mi pare, quindi, che sia una fiera che valorizzi i giovani talenti, ma mancano le basi minime della professionalità!
    Graziella Coi.

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