24 gennaio 2015

La leggenda delle religioni ecosostenibili

 
Due temi bollenti: religione e “green”. Per scoprire, secondo uno studio, che i credo monoteisti hanno alla base il rispetto per l’ambiente. Peccato che all’atto pratico ci sia poco da fare

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Islamici tutti cattivi! Al refrain populista che si è levato dopo i fatti di Parigi bisogna affiancare però un “ma”: l’Islam è la religione più ecosostenibile. Uno studio firmato da Maria Rosaria Piccinni, docente di Diritto e religioni nei Paesi del Mediterraneo all’Università di Bari, che ha recentemente pubblicato il saggio La tutela dell’ambiente nel diritto delle religioni, riporta che è il Corano il testo sacro che ha più “clausole” sul rispetto del Creato, e alcune Sure contengono perfino l’indicazione di costruire delle aree protette dove non uccidere animali né piante, né di togliere loro acqua o viveri. 
Una vera e propria vena verde antesignana, che si riscontra però anche nei precetti del Cristianesimo e dell’Ebraismo.
«L’Islam ha una maggiore incisività sui comportamenti sostenibili dei fedeli perché nel mondo musulmano spesso i precetti religiosi coincidono con le leggi dello Stato».
E se oggi in tanti sono tornati a pensare che altroché verdi siano gli Islamici, sappiamo che anche gli Ebrei molto spesso hanno restrizioni e tradizioni decisamente poco “moderne” e il cristianesimo, e il cattolicesimo, nelle loro forme più drastiche non sono da meno.
Cosa accomuna le tre religioni? Che saranno pure verdi sui testi sacri, ma che da un lato all’altro del mondo non hanno fatto che calpestare gli insegnamenti dei propri profeti a favore della speculazione del capitale. 
«Nel libro di numeri, il Pentateuco, troviamo il primo esempio di pianificazione urbanistica che tra le altre cose sancisce il divieto di installare attività produttive nei centri abitati. Concerie, tintorie, stalle o altre attività che potevano inquinare dovevano restare lontane da dove si viveva».
E come no, da Shanghai a Tel Aviv, da Milano al Cairo forse le attività industriali dell’uomo sono state costruite fuori dalle città solo perché nei centri storici non c’era più posto: le Officine a Porta Romana di Umberto Boccioni, avanguardia in tutti i sensi, altro non era che il ritratto della Milano che saliva appena oltre la cerchia dei Bastioni, ovvero dell’antico nucleo abitativo della città. Si andava di là perché servivano spazio, e acqua. 
E ancora, spiega Piccinni, «Gli animali andavano macellati in modo che se ne limitassero al minimo le sofferenze. E i pulcini non andavano allontanati dalla chioccia per lo stesso motivo. L’anno sabbatico in cui l’uomo non doveva lavorare, serviva per far riposare i campi e non sfruttare troppo gli animali, così come il riposo del sabato per contemplare la bellezza del Creato e ricordarsi che la natura dà tutto ciò che serve per tutti». Viene da pensare, come spesso accade quando si guarda alle religioni, che siano tutte belle leggende. Storie ideali che si sono smesse di seguire da tempo immemore, e di cui si è presa una distorta ideologia. E perdonate l’invettiva, ma chi scrive è fortemente antireligioso, se tutti smettessimo di seguire con “fondamentalismo” i precetti cristiani, ebrei o musulmani, così come abbiamo smesso di seguire il “green” per centinaia d’anni, forse si riuscirebbe anche a ricreare un dialogo. Almeno si chiamerebbe il conflitto solamente “lotta per il potere” anziché “crociata” e, almeno, sarebbe giustificabile una “Missione di pace” con le bombe. In tutta sincerità. Amen. (MB)

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