24 gennaio 2015

L’arte? È corrotta. Se ne parla a Davos

 

di

Nouriel Roubini, esperto di economia che ha lavorato nella World Bank, nella Banca di Israele e che attualmente è insegnante di Economia alla NYU Stern School, durante il suo intervento al World Economic Forum di Davos ha trattato un tema inaspettato per l’occasione. Il mercato dell’arte. Proprio per il suo grande interesse personale nel collezionismo, ha affermato,  nel discorso poi riportato dal Financial Times, che i problemi sono all’ordine del giorno e che è necessaria una autoregolamentazione se si vuole evitare un controllo o regole esterne. 
‹‹Che ci piaccia o no››, ha continuato Roubini, ‹‹l’arte è spesso usata come un mezzo per evadere le tasse, per riciclare denaro. È possibile acquistare un’opera per mezzo milione, impacchettarla e portarla all’estero, senza portare il passaporto. Moltissima gente sta usando l’arte per il riciclaggio di denaro… Anche se l’arte sembra che sia del tutto concentrata sulla bellezza, come ogni business nasconde molti lati oscuri. Dobbiamo correggere questo stato, o altrimenti il sistema sarà compromesso nel tempo››.
Non che tutto questo sia una novità, ma la riflessione di Roubini è più profonda, e continua rintracciando le cause di questa decadenza del sistema nella manipolazione dei prezzi attraverso le garanzie offerte dai venditori e dalle case d’asta per le opere, nel commercio basato sulle indiscrezioni interne e che consente le offerte false, cosiddette chandelier bid, usate per far alzare i prezzi e dare la sensazione che l’opera in questione sia molto desiderata. 
La trasparenza tanto auspicata da molti lati, è spesso menzionata di passaggio da molti, ma il risultato di questo intervento lascia perplessi riguardo le possibili soluzioni, assenti persino nelle parole dello stimato economista. (Roberta Pucci)

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