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Promosso dal National Institute of Fine Arts, INBA, il Padiglione messicano alla Biennale di Venezia quest’anno sarà rappresentanto dagli artisti Tania Candiani e Luis Felipe Ortega. Il titolo? “Possessing Nature”, sotto la curatela di Karla Jasso.
Il concetto? Giustapporre Città del Messico e Venezia come “città anfibie”. Mentre una abbraccia il mare, l’altra è capitale di un Paese che è stato “asciugato” e suoi laghi si sono esauriti sotto l’egemonia della sovranità coloniale. E tra acqua e sovranità si dipanerà un percorso di installazioni che prenderanno in esame tutti i luoghi che hanno alternativamente ospitato il Padiglione Messicano a Venezia, mappando una storia dell’architettura e delle infrastrutture, così come le loro relazioni con politica, economia, religione e quella potenza militare che ha sostenuto l’Impero occidentale dalle sue origini. Colonizzando da una parte all’altra del sud del mondo. Un intervento che sarà site specific a tutti gli effetti, con il duo di artisti (Ortega con base filosofica, Candiani più vicina a ricerche che prendono in esame le ibridazioni tra arte visiva, suono e linguaggio) che lavorerà all’Arsenale. Avanti, manca poco. E tutti i Paesi annunciano, tranne uno.