24 febbraio 2015

Fino al 3.V.2015 Emil Otto Hoppé: Il Segreto svelato Mast, Bologna

 
Un’indagine in linea di continuità con lo stile a cui il MAST ha votato la sua predilezione. Un omaggio a Emil Otto Hoppé nella prima retrospettiva mondiale dedicata al fotografo bavarese

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Ciò che la fotografia cerca di svelarci è l’anima del tempo che rappresenta. Nelle immagini di E.O. Hoppé, in mostra al MAST con la grande retrospettiva “Il Segreto Svelato” questo spirito sottile pare veleggiare costantemente. Emile Otto Hoppé (Monaco di Baviera 1878, Inghilterra 1972) sembra voler materializzare lo zeitgeist del tempo, suono ambientale che si riverbera grazie alla costante presenza di una appena percettibile nebbiolina che attraversa i suoi scatti fotografici. Una poetica densificata che permea la superficie delle immagini e che permette di godere, oltre che del raffinato indice di selezione dei soggetti, lo spirito del tempo, nel corso della sua trasformazione.
Di questo fotografo, solo recentemente ascritto nel firmamento delle grandi personalità di inizio secolo si conosce poco. Ritrattista dell’upper-class internazionale e fotografo di viaggio con la passione per l’architettura industriale, fu capace di raccogliere la testimonianza dei profondi cambiamenti umani ma ancor più strutturali che attraversavano il globo. Non solo della sua Germania e delle città cardine della vecchia Europa, ma anche Los Angeles, Australia, India.
Un obiettivo poliglotta dunque che aveva nella lente soft-focus da lui sempre adoperata cifra stilistica inconfondibile capace di dare agli scatti, una rotondità e un’alterità facilmente identificabili.
La domanda legittima che sovviene allo studioso è però l’evidente scarto tra la sua storia (e la qualità della sua produzione) e la sua fama tramandata. A volte, come raccontano i curatori nel catalogo a corredo della mostra, succede.
E.O. Hoppe, Sydney harbour bridge from the south side custom
Nel 1954 E.O. Hoppè vendette l’intero corpus della collezione alla Mansell Collection, una sorta di agenzia fotografica londinese nei pressi di Notting Hill Gate. Gli approssimativi criteri adottati per la catalogazione delle immagini non tenevano in giusta considerazione l’autorialità quanto piuttosto il genere (paesaggio, ritratto, architettura urbana); questa frammentarietà nell’inventariazione portò, nel corso di rimaneggiamenti successivi, alla completa cancellazione del nome del fotografo, così rimasto sepolto per anni. Solo dieci anni fa Graham Howe, curatore della E. O. Hoppé Estate Collection California e co – curatore della mostra promossa dal MAST, su suggerimento dell’insigne studioso di fotografia Bill Jay ri -scopre Emil Otto Hoppé alla Mansell Collection.
Mette in moto la macchina dell’azienda per cui lavora – la Curatorial Assistance di Los Angeles – per trattare un’acquisizione. Seguono anni di riordino, catalogazione e digitalizzazione della collezione e il frutto di questo lavoro è presentato al MAST in anteprima mondiale, nella sua migliore angolazione, risolvendo con un bilanciato allestimento la duplice natura dei suoi frammenti: l’attenzione per la fenomenologia industriale e la trasversale indagine intorno ai volti dei lavoratori; completa l’allestimento una camera oscura riservata alle fotografie di nudo, dei balletti russi e una consistente serie ritrattistica. 

Paola Pluchino
mostra visitata il 21 gennaio
Dal 21 gennaio al 3 maggio 2015-02-05
Emil Otto Hoppé, Il Segreto svelato
Fondazione MAST
Via Speranza, 42, Bologna 
Orari: martedì – domenica, 10:00-19:00

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