28 febbraio 2015

Il segreto del successo di ARCOmadrid

 

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L’entusiasmo è alto nelle strade di Madrid. Molti i collezionisti di tutto il mondo che hanno raggiunto la capitale spagnola per la preview di ARCOmadrid e che sono tonati a casa già con molti acquisti nel carrello.
A raccontarlo sono proprio i galleristi, che iniziano a fare i conti, rimanendo in attesa di una ultima possibile vendita della domenica pomeriggio. A quasi quarantotto ore dalla chiusura, infatti iniziano a correre delle voci su prezzi e opere vendute. Ed anche se il range dei prezzi è molto diverso da quello di Art Basel Miami e si avvicina molto più spesso ad una fascia medio-bassa, la fiera si conferma uno dei momenti più alti per il mercato spagnolo.
Jose Castañal, direttore della galleria berlinese Esther Schipper, ha dichiarato di aver venduto molto, anche ad alcuni collezionisti cinesi, arrivati alla fine del primo giorno. Bollino rosso quindi su una scultura di Tomás Saraceno (60mila euro), una coppia di lampade di Philippe Parreno, provenienti dalla sua personale al Palais de Tokyo (10mila l’una) e un lavoro di Daniel Steegmann, pagato circa 15mila euro.
Chi canta vittoria è Guillermo Romero Parra, di Parra & Romero, che ha giocato in casa. Anche il gallerista madrileño ha venduto molto durante le prime tre ore della fiera. Al grido di ‹‹Cos’è l’asuterità?›› ha piazzato un dipinto di Thomas Scheibitz per 40mila euro, un lavoro di Rosa Barba per 35mila, due pannelli parte di una serie di Stefan Brügemann per 25mila. I compratori? Tutti spagnoli per ora, ma fino a domenica tutto ancora può accadere.
Questa infatti è la sensazione che si assapora nei corridoi. Pare che dopo un opening col botto, alla Frieze per intenderci, quello che rende uniche queste fiere europee, è la lentezza con cui le cose accadono. Le vendite migliori non si concentrano durante i giorni di preview, ma durante tutta la durata della fiera. Madrid, poi offre l’occasione, con la sua politica di inviti a curatori e direttori di musei, di entrare in contatto con grandi nomi del sistema dell’arte, come ad esempio Hans Ulrich Obrist, Simon Castets, direttore dello Swiss Institute di New York, e lo staff del Reina Sofia. Per il bene degli artisti, finalmente! (Roberta Pucci)

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