01 marzo 2015

Israele punta sull’ “Archeologia del presente”. E in biennale schiera Tsibi Geva

 

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Di casa a Tel Aviv, Tsibi Geva è il rappresentante di Israele alla prossima Biennale di Venezia. Come di consueto nelle sue grandi installazioni, anche “Archeologia del Presente”, questo il titolo del progetto, si estenderà oltre che dentro le mura del padiglione dei Giardini, anche all’esterno, destabilizzare le divisioni tra “inside” ed “outside”, alto e basso, e presenterà una serie di dipinti accanto ad installazioni di carattere scultoreo e oggetti abbandonati e manipolati, abolendo distinzioni gerarchiche tra mezzi e strutture.
Il tema di fondo? La “casa” nel senso più ampio del termine, con un’auto-riflessione dell’artista verso la politica, i temi dell’immigrazione, l’identità ibrida, l’angoscia esistenziale e la vita in un’epoca di instabilità.
Un altro “stato” da tenere d’occhio nella Biennale di Enwezor, certi che non deluderà, come sempre Israele ha saputo fare anche negli anni scorsi. 
Geva, classe 1951, dal 1979 ha esposto in tutto il mondo, dall’Institute of Contemporary Art di Boston al nostro MACRO, dal Museo d’Arte di Haifa a Palazzo Reale di Milano fino alla Martin-Gropius-Bau, Berlino. La mostra sarà curata da Hadas Maor, altra figura storica della scena mediorientale, che dalla fine degli anni ’90, ha lavorato con i principali musei di arte contemporanea di Israele (tra cui il Tel Aviv Museum of Art, il Museum of Art di Haifa, il Museo di Arte Contemporanea Herzliya, e il Centro israeliano per la Digital Art, di Holon). Inutile ricordare, ancora, che l’Italia sta ancora aspettando una sua lista di rappresentati.
 

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