17 aprile 2015

Milano: un regalo per “un pezzo di pietra che parla”. La Pietà Rondanini si sposta all’Ospedale Spagnolo, con l’allestimento firmato De Lucchi

 

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Venerdì 17, piove, ma tutta la città è schierata sotto i portici dell’area dell’arte antica del Castello Sforzesco di Milano, per la preview della Pietà Rondanini che cambia casa, in un luogo solo per lei, dopo lo storico allestimento del Gruppo BBPR del 1952.
L’ex ospedale spagnolo, sempre all’interno dello stesso Castello, restaurato sotto le mani di Michele De Lucchi, sarà pronto per il 2 maggio, avviando il cartellone di “Expo in città”.
Carmela Rozza, assessore al decoro urbano, parla di un intervento di oltre 2 milioni e mezzo di euro e di una joint venture tra pubblico e privato.
Il risultato che si vede è la dimostrazione che Milano ha grande capacità di interazione tra questi attori, e uno di questi è la Fondazione Cariplo, che sostiene il progetto perchè arte e cultura sono <<Un elemento di coesione sociale>>, dice il presidente Guzzetti, ricordando anche i distretti culturali lombardi creati di recente e i milioni spesi per aiutare i beni culturali del Comune di Milano sotto le diverse amministrazioni.
Il direttore del Castello Claudio Salsi, parla di un’idealità del progetto e di un’impresa titanica che è durata tre anni.  <<L’ambiente dell’ospedale era devastato ma con un appeal incredibile che ricorda la sofferenza e allo stesso tempo il pietismo: ha comportato delle sfide incredibili, come il trasporto della statua, dell’ambientamento, oltre alle varie indicazioni del Ministero e dell’istituto nazionale per il restauro>>, aggiungendo che non è mai stato fatto così tanto, ingegneristicamente parlando, per preservare l’opera.
De Lucchi, inizialmente aveva detto no, poi l’osservazione dell’Ospedale Spagnolo ha fatto il miracolo: <<Non volevo fare questo lavoro per niente, anche se dopo l’allestimento di BBPR si poteva rimettere in gioco qualcosa. Portare da sola la scultura in quel luogo è stata una soluzione meravigliosa>>. La statua si vede da dietro, perché si entra dalla porta posteriore, dove si accede a una piccola camera che metaforicamente, ma non solo, serve da filtro. Nella posizione della statua di oggi vi era l’altare, e non è di certo casuale. Continua De Lucchi: <<È un progetto che era già risolto nei fatti, perché tutto è sacro e tutto deve essere libero per le emozioni di tutti. Perché la statua di Michelangelo é un pezzo di pietra che parla>>. E ora, speriamo, la sentiranno tutti.

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