Il mercato delle pulci (degli artisti) di Rob Pruitt. A plus A Gallery di Venezia porta il progetto in Italia, nei giorni dell’opening della Biennale

Appuntamento il 5 maggio, in anticipo anche sull’opening della 56esima Biennale di Venezia, per un evento che è decisamente da non perdere e che durerà soltanto tre giorni. È il Flea Market di Rob Pruitt, che sbarca in laguna trasformando gli spazi di di A plus A Gallery, in collaborazione con The School for Curatorial Studies Venice. 

Da sempre crocevia di commerci e scambi culturali, Venezia si pone come il luogo ideale per questo mercato che Pruitt (Washington, 1964) ha realizzato per la prima volta a New York, da Gavin Brown, nel 1999, coinvolgendo altri colleghi come Elizabeth Peyton, Rachel Harrison, Haim Steinbach e Meredith Monk. Idem con patate a Venezia, dove durante i giorni di anteprima un vasto pubblico di “addetti ai lavori” si mescolerà con la comunità locale e potrà assistere ad una “visione” dell’aspetto commerciale dell’arte, con le offerte proposte dagli stessi artisti, sbirciando liberamente tra i loro oggetti personali. Già, perché anche stavolta sarà un’azione corale, dove insieme all’organizzatore Pruitt saranno presenti anche Gary Fisher e Gilda Manfring, che insegneranno al pubblico come trasformare un vecchio paio di scarpe o Gracie Devito e Peter Harkawik che trasformeranno il loro banchetto in uno speciale stand di street food in cui prepareranno i panini preferiti di alcuni personaggi famosi. E poi ci sarà Sissi, con una serie di suoi abiti numerati a disposizione di chi vorrà acquistarli, le sculture di Giuseppe Abate, le riproduzioni dei capolavori della pittura di Paola Angelini, le fanzines e le marmellate di Davide Spillari, i piccoli alberi di ginko biloba della coltivazione personale di Alberto Scodro e Kensuke Koike realizzerà per voi inediti collage assemblando frammenti di fotografie prese da riviste di moda. E poi Matteo Nasini, Corinne Mazzoli, Laurina Paperina, Serena Vestrucci, Giuseppe Stampone e tanti altri, a comporre un “suk” dell’arte colorato che ancora una volta trasformerà la galleria, sotto la direzione di Aurora Fonda, in un luogo in cui sperimentare nuovi formati espositivi. Senza aver paura di riflettere sull’economia, almeno in questo caso.