23 aprile 2015

Lavoratori? Tié!

 
L'80 per cento dei giovani che hanno concorso per lavorare ad Expo 2015 non passano o si ritirano. Colpa di contratti che più che di manodopera sono di volontariato. È così che si nutre il pianeta e si fanno crescere i figli?

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Il titolo preso in prestito dallo sberleffo di Alberto Sordi ne I Vitelloni non è un caso: stavolta si parla delle fantomatiche migliaia di posti di lavoro messi in piedi grazie all’Esposizione Universale di Milano. Che in realtà posti di lavoro effettivi non saranno, ma contratti a tempo determinatissimo – come già si sapeva – a cifre decisamente da volontari, o quasi. Una polemica che era già avvampata nei mesi precedenti, ma che poi era stata insabbiata, o scivolata via, a causa dei tremendi ritardi del cantiere. Se ne era parlato poco insomma, anche se Manpower, l’agenzia interinale a cui Expo si è affidata per trovare le sue figure professionali da inserire negli organici dei vari padiglioni, aveva portato avanti le selezioni del personale. 
Che anche stavolta pare siano state troppo lunghe, e che – paradossale o no – abbiano portato a un 80 per cento dei rifiuti dei selezionati. Perché? Prima di tutto perché in attesa di un posto di lavoro i diretti interessati, se davvero vogliono lavorare, non stanno con le mani in mano. E magari si fanno colloqui a ripetizione, e il primo che chiama vince. Expo, come ha dimostrato in questi mesi, ha chiamato per ultimo. E così ora, se non ci si darà una mossa, ci sarà anche una carenza di personale.
Personale che resta, in tutti i modi, sottopagato. Lo hanno raccontato al Corriere una moltitudine di giovani che hanno preferito restare anonimi, e che hanno raccontato di come i fantomatici stipendi da mille e 300 euro fossero in realtà, per la maggioranza, poco più di 700 lordi. Expo non sarà convenzionato, poi con i trasporti, né con i parcheggi. E tutto sarebbe a carico dei lavoratori. E così 8 su 10 hanno rinunciato.
Giuseppe Sala, commissario Expo, si è detto stupito. E Manpower assicura di aver fatto il proprio lavoro e di aver coperto circa mille posizioni. 
“L’80 per cento delle persone che avrebbero rifiutato, non ha in effetti rifiutato, ma si tratta di persone che o non hanno superato i test o che a un certo punto non sono state in grado di andare avanti nelle selezioni”, ha riportato l’agenzia, affermando che invece per le cariche di Operatori Grandi Eventi e Area Team Leader (i famosi posti da mille e 300 euro) sarebbero state “solo” il 46 per cento le rinunce”. 
Soldi più soldi meno, anche stavolta la morale sembra essere un’altra: i giovani d’oggi probabilmente saranno meno “adattabili” a difficili condizioni di lavoro, ma di certo per “bamboccioni” e simili non possono passare, specialmente se – come pare sia accaduto in massima parte in questa vicenda – sono arrivati a Milano di tasca propria proprio per inseguire questi sei mesi di contratto. E se l’80 per cento rifiuta (escludendo le posizioni più alte) forse un motivo buono ci sarà. E su questo dovrebbe riflettere Expo e la sua filosofia del “Nutrire il pianeta”. E non di tenerlo a stecchetto, confondendo la manodopera con il volontariato. (MB)

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