25 aprile 2015

Aperta la nuova stagione espositiva del MADRE. Tra la città vera e quella fantastica, va in scena il grande gioco dell’arte. Partendo dall’opera di Daniel Buren

 

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Perdersi nelle stanze del museo, inseguendo colori, sfiorando cubi e cilindri, proprio Come un gioco da bambini. Ludicamente concettuale, leggera nonostante la mole monumentale, l’opera site-specific di Daniel Buren – inaugurata ieri (foto sopra), a cura di Andrea Viliani ed Eugenio Viola, e sviluppata in collaborazione con Patrick Bouchain – irrompe nella sala Re_Pubblica del MADRE, trasformando il grande ambiente al piano terra in un frobeliano kindergarten, nel quale la complessità pesante del mondo può diventare una forma sospesa nella fantasiosa vertigine infantile. 
La nuova stagione espositiva del museo napoletano, segna un tratto di continuità con quanto fatto fino a ora e, dopo la chiusura della grande mostra dedicata alla vita e al lavoro di Lucio Amelio, propone un artista già presente nella stratificazione storica della città. Al 1972, risale la prima collaborazione tra Buren e il vulcanico gallerista, per la mostra “Giallo”, alla Modern Art Agency, mentre “Indizi di un’opera in situ”, al museo di Capodimonte – con il proverbiale contrasto tra le tipiche fasce verticali e i dipinti neoclassici di Vincenzo Camuccini – è del 1989. Il maestro dell’Istitutional Critique, inoltre, è recentemente intervenuto anche nel quartiere Ponticelli, per la ristrutturazione del palazzo dell’Arin, la società pubblica di gestione delle risorse idriche, in un riuscitissimo caso di Arte Pubblica. Infatti, l’opera di Buren riesce a concretizzare visivamente una delle linee guida della direzione di Viliani, cioè, la relazione inscindibile tra l’arte e i suoi pubblici, «Questo è solo il primo dei progetti che, nel corso del 2015, saranno appositamente commissionati all’artista francese per celebrare la relazione fra museo e il suo pubblico, tra l’istituzione e la sua comunità» ha detto il direttore del museo di via Settembrini. Così, per il primo environment del MADRE, l’artista ha ricreato, usando gli elementi caratteristici della sua sintassi visiva, uno spazio urbano complesso e ludico, in cui i palazzi sono composti da forme coloratissime che si intravedono dall’ampio ingresso della sala, invitando il fruitore a percorrerne le strade immaginarie. Un ambiente del fantastico, tutto proteso verso l’esterno, per superare quel timore reverenziale che le istituzioni museali, alcune volte, possono incutere. 
In attesa dell’apertura della personale di Elaine Sturtevant, a cura di Stéphanie Moisdon, giovedì 30 aprile, non rimane che lasciarsi accompagnare dall’atmosfera primaverile, perdendosi nei vicoli e nelle piazze tra la città reale e quella fantastica, i cui confini si sovrappongono nel grande gioco della creazione artistica. (Mario Francesco Simeone)
Foto in home page: Daniel Buren, Come un gioco da bambini, lavoro in situ, 2014-2015, MADRE, Napoli

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