24 maggio 2015

Il cinema italiano “non cambia lo spettatore che è in noi”. Così, a Cannes, non si vince nulla

 

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Sembra un poco la storia della Biennale di Enwezor, quando in conferenza stampa – presentando i nomi dei partecipanti alla kermesse in laguna – dalla bocca del direttore spuntarono fuori solo i quattro nomi italiani che ben conosciamo. La risposta a chi chiese il perché di una simile scelta Enwezor rispose che aveva selezionato solo chi, secondo lui, poteva raccontare il nostro tempo. E l’Italia dunque al palo. Un po’ come ai premi del Festival del Cinema di Cannes, che nonostante i favoritissimi Nanni Moretti (sopra uno still da Mia Madre) e Paolo Sorrentino, nulla si è portato a casa. «Abbiamo tenuto conto di tutti i film allo stesso modo e su ogni film abbiamo aperto un dibattito: quello che ci interessava erano i lavori che cambiavano lo spettatore che è in noi», hanno dichiarato i Presidenti di Giuria, Ethan e Joel Coen (foto di copertina), che hanno aggiunto «Non avevamo premi per tutti». 
Dunque, anche in questo caso, Italia al palo, mentre la Palma d’Oro va a Dheepan di Jacques Audiard, e al Il figlio di Saul il Grand Prix. Una sconfitta più amara di quella veneziana, visto che sull’Italia della “settima arte”  – fino a poche ore fa – era ancora sperabile potesse accadere qualcosa.

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