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Nella pregevole mostra personale “Made/Unmade” dell’artista svizzero Uriel Orlow, curata da Marcella Beccaria al Castello di Rivoli, colpisce l’opera video Remnants of the future (Resti del Futuro)(2010-2012) girato a Mush, una città fantasma in Armenia, che nel 1915 è stata teatro del massacro armeno. Se prima del 1988 era sede di fabbriche che producevano il 50% del tessile russo, in quell’anno fu devastata da un violento terremoto: la ricostruzione era appena cominciata quando dopo il crollo dell’Unione Sovietica, nel 1991 il sito è stato abbandonato.
L’obiettivo di Orlow si aggira tra gli scheletri di palazzoni in cemento armato, segue le vite miserabili dei pochi abitanti del luogo e indugia sull’aspetto metafisico di queste rovine contemporanee, schiacciate tra orrori di ogni genere, quasi una metafora di un futuro drammatico, ma purtroppo possibile.
Quest’opera, che non avrebbe certo sfigurato alla Biennale di Venezia di quest’anno, è stata giustamente avvicinata da Colin Perry alle opere recenti di The Otholit Group, e si inserisce perfettamente all’interno della mostra di Rivoli, curata e allestita in maniera esemplare.
Ludovico Pratesi