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“Quando mangiavi col pensiero”. Così alcuni ufficiali italiani ricordano il loro internamento nel lager tedesco di Celle dove, reduci dalla sconfitta di Caporetto e considerati “Imboscati d’Oltralpe” dallo Stato Italiano, furono silenziosamente condannati a morire di fame. La storia della guerra è anche una storia di cibo – racconta Leone Contini, a partire dalla dieta ipercalorica forzata e fatta di carne in scatola per i soldati in prima linea, fino ad arrivare alla volontaria negazione del cibo per i prigionieri.
Tutto nasce dal ricettario di guerra che Contini presenta nella sua lecture performance, per la prima volta così vicina alle evocate trincee e in perfetto dialogo con la mostra presente al Mart La guerra che verrà non è la prima. Una collezione di duecentocinquanta ricette che il prozio Giosuè Fiorentino raccolse insieme con gli altri ufficiali internati a Celle. Due taccuini, B98 e Ricettatio Culinare n.2. raccontano una sorta di tentativo allucinatorio di superare la mancanza di cibo. Un atto di immaginazione collettiva che oggi sembra in qualche modo aver riscattato i suoi autori dal regime alimentare forzato della trincea prima e della prigionia poi. Un memoriale culinario che è anche libro nazionale, perché testimone di tradizioni regionali diverse e condivise. E infine, dalla memoria alla performance: alcune delle ricette – scritte con indicazioni generiche, un po’ raffazzonate e a volte piene di errori – sono state preparate e proposte al pubblico per una cena tra le sculture del giardino del museo. Incontrando non solo il gusto, ma anche la memoria. (Roberta Palma)
Fotografie di Michele Purin