Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
I videogiochi sono entrati definitivamente nelle nostre vite, aiutati (non poco) dalla diffusione dello smartphone, che li ha trasformati da passatempo per nerd a fonte di intrattenimento per tutti. Dall’invenzione di “Spacewar!” nel 1961, tra i primi giochi elettronici che la storia ricordi, le cose sono molto cambiate, soprattutto in termini di grafica e complessità narrativa. Oggi molti videogame arrivano a eguagliare gli standard dei più elevati prodotti cinematografici, confermandosi un fenomeno culturale di massa che non può più restare circoscritto in un genere.
Sulla base di queste premesse, si potrebbe dire che i videogiochi siano diventati una forma d’arte? Se così fosse gli sviluppatori sarebbero considerati degli artisti e le loro produzioni verrebbero esposte nei musei. È proprio quel che accadrà il prossimo febbraio al Davis Museum di Wellesley (Massachusetts, Stati Uniti), dove il game designer Jason Roher terrà una mostra personale, la prima nel suo genere.
Ma Roher non è nuovo nell’ambito, il suo videogioco “concettuale” Passage, i cui personaggi vagano in un mondo pixellato, innamorandosi, invecchiando e passando a miglior vita, è già entrato nella collezione del MoMA di New York. (Giulia Testa)
Fonte: ArtNews
Arte che parola antica e travisata, sicuramente oggi è più “arte” un videogioco o un film che quella che pochi vedono e commentano frequentando annoiati e tristi musei, già il Moma ha acquisito per la sua collezione alcuni pezzi storici, fra qualche anno anche i musei italiani forse capiranno, meglio tardi che mai…