Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
«Un Don Giovanni dell’arte e della critica». E ancora: «Erotico, errante, eretico», con queste parole, prese a prestito da Osvaldo Licini, Achille Bonito Oliva ha presentato Gillo Dorfles, di cui oggi si apre la grande antologica al Macro di Roma da lui curata, sottolineandone la laicità dello sguardo, sia nella veste dell’artista che come critico. Una figura “mobile” che ha attraversato varie correnti dell’arte del Novecento, senza rimanere imbrigliato in nessuna di esse. 105 anni vissuti con libertà, leggerezza ma anche molta determinazione: celebri e fulminanti le stoccate che Dorles ha elargito nella sua lunga carriera. Oggi invece, questo padre nobile, che si è divertito anche a realizzare l’ultima tazzina della Collezione Illy, è stato particolarmente amabile, «onorato di sedere accanto ad A.B.O., conosciuto quando era un ragazzo di 18 anni, intraprendente ma non timido». Della mostra vi racconteremo presto con una recensione ad hoc.
Per ora accontentiamoci di sottolineare il clima delle grandi occasioni con Carlo Bach in rappresentanza di Illy, che sostiene la mostra, Fulvio Caldarelli che ne ha seguito passo dopo passo la realizzazione e Federica Pirani, direttrice del Macro, che ha presentato gli ospiti e annunciato le altre mostre che si aprono oggi. Quali? Il progetto “EGOSUPEREGOALTEREGO. Volto e Corpo Contemporaneo dell’Arte” che espone parte delle opere della collezione – ma troppo modeste le sale scelte, non degne per il museo d’arte contemporanea di una Capitale! – relative al ritratto e all’autoritratto con, tra gli altri: Ontani, Acconci, Di Stasio, Angeli, Sissi, Fioroni e di cui notiamo con piacere il progetto specifico di Marianna Ferratto che ha realizzato un video in primo piano allo specchio e ha chiesto ad alcune donne molto somiglianti a lei: amiche, trovate su Facebook e per passaparola, di replicare i suoi gesti. Ne viene fuori una megainstallazione molto convincente, sul tema del doppio, del multiplo e del sottile slittamento dell’identità.
Il doppio è anche il tema che necessariamente attraversa la prima personale di Carlo e Fabio Ingrassia (a cura di Cornelia Lauf), gemelli omozigoti che lavorano a quattro mani realizzando preziosi disegni e piccole installazioni partendo da un procedimento esattamente inverso a quello canonico: non dalla delineazione di un margine, ma dalla costante sovrapposizione di una materia – colore e altri pigmenti – da cui pazientemente emerge un disegno vero e proprio. Ciò che colpisce di questi lavori e della complessità del metodo adottato è l’assoluta qualità e un’abilità del fare oggi piuttosto rare.
Infine, “Art Situacions”, mostra che mette a confronto giovani artisti italiani e spagnoli: Ludovica Carbotta, Gabriele de Santis, Anna Franceschini, Diego Marcon, Alek O. in dialogo con Miren Doiz, José Guerrero, Rubén Guerrero, Teresa Solar Abboud, Anna Talens, selezionati da María de Corral, Ilaria Gianni, Lorena Martínez de Corral e Vicent Todolì.