05 febbraio 2016

Selfie di ogni tempo

 

di

Più di trent’anni fa venne dato alle stampe un libro per certi versi epocale. Si intitolava La Fotografia. Illusione o rivelazione? ed era scritto da due giovani critici, all’epoca, Francesca Alinovi e Claudio Marra. Vi si indagava, con esisti opposti ma in qualche modo coincidenti, la doppia natura dell’immagine “meccanica”.
Oggi, quasi a portare le vestigia di questo volume, è una mostra che si aprirà tra qualche giorno alla Tate Moder, intitolata “Performing for the Camera”. 
In scena? Potremmo dire quasi l’origine del selfie, da Hippolyte Bayard, pioniere della fotografia che alla metà dell’800 creò un Autoritratto come un annegato, per mettere nero su bianco il suo sentimento verso Louis Daguerre, preso decisamente più “sul serio” per quanto riguardava la fotografia. 
Queste e altre storie, come la messa in scena del pittore che si lancia nello spazio di Yves Klein, fino alle metamorfosi si Cindy Sherman, saranno in scena per mettere nero su bianco la distanza abissale tra il narcisismo, elemento essenziale dell’artista, e la cultura del selfie. Dimostrando come la fotocamera possa illudere il racconto della vita di un altro, e mettendo un freno alla realtà e alla sua illusione. Creando, forse, una rivelazione? 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui