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Quando si parla delle megalopoli asiatiche, e cinesi in particolare, si pensa al ritmo forsennato in cui queste città hanno lievitato negli ultimi anni, e continuano a lievitare. Non si pensa quasi mai alle fette di città che spariscono. In Cina la conservazione non è un valore. Si distrugge per far spazio al nuovo. In urbanistica, come in politica, nella sua storia tutta. La vecchia Pechino intorno alla Città proibita e attraversata dagli hutong (vicoli) o oggi è un pezzetto di città. Stesso destino tocca a Shanghai, che aumenta e diminuisce al tempo stesso.
L’artista multimediale inglese Graham Fink, considerato nel suo campo uno dei talenti più brillanti a livello internazionale, ha viaggiato a lungo in Cina per documentare la trasformazione delle città.
In queste immagini, raccolte nel progetto Ballads of Shanghai (in mostra fino al 14 febbraio presso la Riflemaker gallery di Londra), Fink va vedere il cambiamento di quella che fino a poco tempo fa era considerata la città cinese più europea e che oggi somiglia sempre di più alla città di Blade Runner, se questo vecchio film di Ridley Scott è ancora adeguato come metafora del futuro.