13 luglio 2016

Roma? In ripresa. Almeno lo speriamo

 

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Non avevo nemmeno finito di lamentarmi con alcuni amici per i pochi eventi interessanti a Roma, che ecco arrivarmi una serie di reminder di mostre ed incontri. Ok non stiamo parlando della Bourgeois o di Erwin Wurm, che ho letto saranno presto a Firenze – che rosica mento – ma perlomeno queste prossime settimane che abbiamo davanti avremo diverse cose da fare, e mostre da vedere. Intanto ieri sera sono andata al Macro Mattatoio, era da un anno esatto che mancavo, e nell’andare lì ho dovuto fare una scelta, perché durante la serata c’erano ben tre inaugurazioni, di cui due molto interessanti. Una grande mostra collettiva all’American Academy, di cui mi hanno parlato benissimo e che presto andrò a vedere, e poi anche un evento più piccolo nelle sale del Maxxi Base. Al Macro Mattatoio due mostre, ma io qui vi parlerò solo di una, perché in un blog –evviva- si può essere abbastanza liberi da scegliere di cosa scrivere.

Dicevo di questa mostra curata da Claudio Libero Pisano, di questo artista azero di cui sapevo ben poco prima, che ha saputo lavorare bene in uno spazio molto difficile come le sale ex scannatoi. La grandezza di quegli spazi infatti non è roba da dilettanti; la cosa più semplice da fare lì è allestire foto o dipinti, ma quando si tratta di installazioni, il gioco si fa duro. Eppure Faig Ahmed è riuscito a ben distribuire gli spazi, allestendo nelle prime sale alcuni lavori piccoli, al fine di creare un crescendo di emozioni che porta alla installazione più grande. Oltre metà dello stanzone dedicata a questo grande lavoro, tappeti su tappeti, avvolgenti, con un colore verde caldo che sembra voler placare gli animi, ma con un’onda nella parte finale che dà l’impressione di voler avvolgere ed inglobare gli spettatori. Un grande tappeto sul quale si può camminare, rigorosamente senza scarpe, per sentirsi più vicini al lavoro, per creare quel contatto tra fruitore ed opera, per dare un senso al tutto. Le opere presenti in mostra sono interessanti, e servono da corollario, ma questa installazione di enormi dimensioni dà il senso della mostra, è la mostra. Senza, siamo onesti, avremmo meno da dire.

Nonostante la possibilità di camminarci, di attraversarlo, di percorrerlo in lungo ed in largo, il grande tappeto sembra creare timore negli spettatori, e non sono in molti che si mettono in gioco e provano la libertà di entrarne a fare parte. Peccato, perché camminarci sopra, delicatamente, ti permette invece di avvicinarti, di vedere, di toccare, di emozionarti.

E questo era ciò che succedeva il martedì, a Roma sud. Vedremo cosa avverrà nei giorni successivi in giro. Stay tuned!

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