12 febbraio 2016

L’arte può aiutare a integrarsi? Forse sì. E forse può anche entrare nei circuiti espositivi e di vendita. Ecco la storia di Ri-scatti. Prima al Pac di Milano e ora online

 

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Sono ancora in vendita sul sito ri-scatti.it gli scatti realizzati da 18 immigrati e recentemente messi in mostra a Milano. Il ricavato servirà a fornire a future mamme italiane e straniere in difficoltà o con gravi traumi legati alla loro condizione di migranti il servizio Home Visiting erogato dall’Associazione CAF www.caf-onlus.org.
Di che cosa parliamo? Lo scorso mese, dal 16 al 27 gennaio presso il Pac di Milano, si è svolta la mostra “Ri-scatti”, ideata dall’associazione omonima e patrocinata dal Comune di Milano con il contributo di Tod’s. Un corso di fotografia seguito da un concorso che ha portato 18 immigrati di 9 nazionalità differenti a realizzare una serie di immagini sul capoluogo lombardo. I partecipanti provengono da Paesi molto diversi tra loro (Senegal, Cina, Sri Lanka, Egitto, Francia, Filippine, Argentina, Spagna, Romania) ma sono tutti riusciti ad integrarsi nel tessuto sociale e lavorativo della città, pur avendo mantenuto il legame con le proprie origini. La mostra è stata curata da Chiara Oggioni Tiepolo che già curò nella stessa sede, nel febbraio del 2015, l’allestimento di Ri-scatti Fotografi Senza Fissa Dimora, che allora coinvolse 15 migranti senzatetto. Per questo 2016 il desiderio dell’associazione Riscatti Onlus è stato quello di mettere in mostra l’altra faccia della medaglia del fenomeno migratorio: non solo quindi l’aspetto problematico e ricco di criticità a cui da tempo ci hanno abituato i mass media, ma piuttosto il vivere quotidianamente e silenziosamente una città come Milano e il riscatto per coloro che sono riusciti a raccontarlo.
I fotografi in mostra sono non professionisti, e hanno partecipato a una selezione e a un corso di due mesi tenuto gratuitamente da Gianmarco Maraviglia, fondatore dell’agenzia ECHO Photo Journalism e da altri due fotoreporter professionisti, Amedeo Novelli, direttore responsabile Witness Journal e Loris Savino di Linke Lab, con il sostegno tecnico di Canon. Questa esperienza ha permesso ai partecipanti di affinare una sensibilità già insita in loro, portando alla luce una serie di scatti accomunati da uno sguardo attento, rivolto sia all’interno che all’esterno degli spazi cittadini: gli ambienti domestici arredati secondo il gusto del Paese di provenienza; i momenti di intimità familiare; il raccoglimento in preghiera; l’apprendimento continuo di nuova conoscenza da parte di quei bambini che tuttavia mantengono un ponte di sapere con la tradizione familiare. Ma anche immagini a cielo aperto, come la rappresentazione ideale della città di Milano delineata da un busto di leone che completa il profilo del duomo; lo svago e il gioco di adulti e bambini; e ancora la rincorsa di un tempo che a Milano segue regole tutte sue; non ultimo i quartieri più chic, come l’istantanea che immortala Via Monte Napoleone e sembra ironizzare sulle sue contraddizioni stilistiche. Sguardi personali ma curiosi, che hanno voglia di dichiararsi parte di questa città, da secoli abituata ad accogliere le diversità e quindi ad arricchirsi. 
Il concorso ha portato all’elezione di tre vincitori, tra cui il filippino Marvin Nolasco, l’argentina Analia Pierini e l’egiziana Radua Shahat, che hanno ottenuto rispettivamente primo, secondo e terzo premio in denaro. (Daniela Frigo)

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