12 febbraio 2016

Camminare sulle acque, senza dimenticare una mostra. Christo arriva a Milano per presentare “Water Projects”, al Santa Giulia di Brescia

 

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Gran spolvero di politica bresciana stamattina alla Triennale di Milano, per la presentazione della mostra Water projects di Christo al museo di Santa Giulia. E tra sindaco, vicesindaco e Claudio De Albertis, presidente della Triennale, c’è anche il grande gallerista Massimo Minini, Presidente della Fondazione Brescia Musei.
La scelta della Triennale per Minini è semplicemente perfetta, per il suo essere incrocio tra arte, architettura e perché le opere di Christo mettono in relazione queste discipline con il paesaggio, o si potrebbe dire con il mondo. Dai connubi tra istituzioni e cittadini nascono esperienze straordinarie, spiega Minini, citando l’acquirente che ha permesso alla Triennale di avere in permanenza l’intervento di Buren sulla vetrata che circonda la scala di Muzio, presentata proprio in occasione della mostra dedicata ai 40 anni di attività del gallerista.
Ma in realtà stamattina gli occhi sono tutti per lui: per l’artista bulgaro, naturalizzato americano, nato nel 1935 e che torna in Italia dopo alcuni wrapping diventati celeberrimi, come quello alla statua equestre di Vittorio Emanuele in piazza Duomo a Milano, nel 1970.
Germano Celant, curatore della mostra bresciana, spiega il percorso cronologico dell’esposizione, dal ’61 in poi.
Allestita nello spazio di 2mila metri quadrati del Museo, l’esposizione in collaborazione con l’artista e il suo studio, presenterà per la prima volta i progetti di Christo e Jeanne-Claude legati all’elemento acqua, nei quali gli artisti hanno lavorato in stretta relazione con paesaggi rurali e urbani caratterizzati dalla presenza di mare o lago, oceano o fiume. 
E quando Christo inizia a parlare, nel Salone d’Onore si resta incantati. Ironia, leggerezza, e la profonda consapevolezza di aver cambiato, per certi aspetti, il mondo con i suoi lavori, l’artista spiega i suoi tanti successi e degli altrettanti “insuccessi”, di quel che è andato a buon fine in breve tempo, come quest’ultimo progetto italiano, o delle opere che hanno richiesto anche 25 anni di tempo e molti rifiuti prima di poter vedere la luce, come nel caso del wrapping del Reichstag a Berlino. 
Stavolta tutto invece sembra essere andato liscio, grazie alla passione e al sostengo del capo dell’Autorità di Bacino del lago d’Iseo Giuseppe Faccannoni, e al sostegno economico della famiglia Beretta e ai sindaci del comprensorio che hanno accettato il progetto.
Ripercorre un po’ i tempi, Christo, spiegando che la prima idea era di fare un Floating Piers in Argentina, sul delta del Rio della Plata, e che anche la baia di Tokyo era stato selezionato come luogo, ma nulla fu fatto, nonostante i tanti soldi investiti. 
Già, i soldi. Il progetto costerà 15 milioni di euro, e a capo della gestione della Corporation di Floating Piers (l’artista ne ha una per ogni progetto aperto) sarà Marcella Ferrari. Nessun denaro pubblico, stiano tranquilli i detrattori, così come coloro che hanno timore di un impatto ambientale (quando ogni singolo pezzo verrà recuperato e riciclato) ma come ha ricordato lo stesso Christo tutto si farà con i soldi dei collezionisti e una serie di fidi bancari (a sostenerlo, negli anni sono stati la Banca del Liechtenstein, City bank, Deutsch bank etc), ricordando al pubblico che ogni dollaro investito in arte ne genera altri quattro. 
Dulcis in fundo, qualche curiosità tecnica: sapete che l’artista lavora da solo, e che tutti i disegni e i colori sono scelti da lui stesso? Il tessuto del pier sarà prodotto in Germania, mentre le migliaia di “mattoncini” che costituiranno la passeggiata saranno invece di fattura italiana.  
Per preparare questo progetto, in segreto, la scorsa estate era invece stato un mini floating piers al confine tra Danimarca e Germania, largo 16 metri e lungo 20. Per ora appuntamento al 7 aprile, a Brescia, e il 16 giugno sul lago. 

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