05 aprile 2016

MILANO IS BURNING!

 
Un tornado di mostre, nuovi spazi, eventi. La settimana più calda dell'arte meneghina è iniziata, ma Milano sta facendo i conti con un'onda ben più lunga. E da non perdere!

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L’onda di Expo ha contagiato anche il sistema dell’arte contemporanea? Sicuramente è un effetto collaterale di quella che è stata la presenza forte di Milano sulla scena nel 2015, e che ha dato una spinta per cercare di riconfermare la Capitale del Nord Italia in tutti i campi “creativi”, passateci il termine. Pochi giorni fa, poi, è ritornata in città anche la Triennale, dopo oltre 20 anni, e con oltre venti mostre sparse tra centro e periferia, in nuove e vecchie istituzioni, e un’infinità di iniziative.
Poi c’è Fondazione Trussardi, che nei giorni di miart riapre quel luogo meraviglioso che è l’Albergo Diurno di Porta Venezia, mettendoci dentro Sarah Lucas. E scusate se è poco. Poi ci sono Hangar Bicocca con Carsten Höller, poi c’è Fondazione Prada e anche Fondazione Carriero, che va sul classicissimo Lucio Fontana in dialogo con Leoncillo, ma anche questa è parte dell’offerta meneghina. 
Ex Albergo Diurno di Porta Venezia, dopo il restauro di piazza Oberdan - Milano

Poi ci sono collezionisti che aprono le loro porte a tempi alterni ma con regolarità, dall’Avvocato Iannacone agli studi NCTM e LCA, con il suo programma “Law is Art” che per l’occasione presenta Carillon – Opera per Archi di Letizia Cariello, un’installazione a parete realizzata utilizzando alcuni strumenti musicali incidentati che suoneranno dalle 18.30 di oggi, a Palazzo Borromeo, prima tappa di una collaborazione tra l’artista, la galleria Massimo Minini, AXA ART Italia e lo stesso studio legale.
Ma è proprio partendo da uno degli ultimi protagonisti allo studio Iannacone, Davide Monaldi, che Norberto Ruggeri della romana Studio Sales sbarca a Milano in uno spazio che più temporary non si può: tre giorni di mostra allo Spazio Brentano (dal 6 al 9 aprile al civico 14 dell’omonima via, in pieno centro).  Perché? Per dare prosecuzione proprio alla mostra del giovane Monaldi, con un testo della direttrice del Museo di Villa Croce di Genova Ilaria Bonacossa e le partecipazioni speciali di Flavio Favelli e Stefano Arienti. «Volevo realizzare un progetto più curatoriale e meno fieristico, che mi permettesse di avere un nuovo sguardo sul lavoro di questo giovane artista, più concentrato di quello che si può – inevitabilmente – avere in una fiera. È la prima volta che faccio un esperimento simile, e quindi non so ancora bene cosa aspettarmi», ci spiega Ruggeri. Ma la domanda, in realtà, è un’altra: perché a Milano? «Milano sicuramente in questo periodo ha una energia tutta speciale e sembra che tutto quello che vi si realizza riceva un’attenzione che raramente si trova altrove in Italia. Il panorama delle istituzioni pubbliche, delle fondazioni private e della critica è molto attivo e particolarmente attento. Senza contare che sicuramente il collezionismo milanese svolge – come del resto ha sempre fatto – un ruolo importantissimo e costante nel sostegno e nella promozione dell’arte. E quindi è un palcoscenico naturale ed ideale dove mostrare il proprio lavoro», sono le parole del direttore di Studio Sales.
Palazzo Belgiojoso, nuova sede di Massimo De Carlo

Questa, però, è solo una delle iniziative che caratterizzeranno un fuori miart che si preannuncia strepitoso, almeno per quanto riguarda le gallerie private che hanno scelto di trasferirsi qui, temporaneamente o no, e di iniziare proprio dalla settimana della fiera con i loro programmi.
La settimana scorsa ci ha pensato amt_project di Bratislava, di cui ci ha raccontato i motivi il suo direttore, Alberto Matteo Torri: «Perché il sistema italiano, anche se tutti lo snobbano, offre molte possibilità». Poi c’è la grande rappresentanza di Massimo De Carlo che apre domani la sua seconda sede, a Palazzo Belgiojoso, con Rudolf Stingel e che dalle pagine del nuovo exibart.onpaper, a riguardo, ha dichiarato: «Mi piace l’idea di sfidarmi in un nuovo rapporto con la città, senza dimenticare mai che Milano è un punto di partenza, da cui continuare a lavorare in tutto il mondo». E domani sera c’è anche un’altra grande galleria italiana che apre in versione temporanea, negli spazi del brand Doubletrouble95, in via Pestalozzi 4, piena zona Naviglio Grande: è Studio La Città di Verona, con l’intervento di Jacob Hashimoto. Perché? «Perché Milano in questo momento è una città con i riflettori puntati, a seguito di numerose iniziative – fieristiche e non – che negli ultimi mesi hanno catalizzato qui l’attenzione di un pubblico italiano e straniero di qualità. Sto pensando non solo a Miart, ma anche al Salone del Mobile che inaugurerà subito dopo ed ad eventi di fama internazionale da poco conclusi quali la Fashion Week ed Expo 2015. Attorno a questa città si stanno concentrando molte aspettative e proprio qui stiamo riponendo in questi giorni anche le nostre», ci risponde la direttrice, Hélène De Franchis.
Frigoriferi Milanesi, foto Alessandra De Consoli

Poi c’è tutto il fermento ai Frigoriferi Milanesi, diventati centro per l’arte sotto l’egida di Open Care e che raccoglieranno anche una triade di gallerie piuttosto up to date per un progetto “corale”, che si intitola proprio così: Spazio A di Pistoia, Monitor di Roma e P420 di Bologna, si uniranno qui in uno spazio di 800 metri quadrati, proponendo un mix dei propri cavalli di battaglia: Eric Bainbridge, Franco Guerzoni, Benedikt Hipp, Nicola Samorì, Claudio Verna per Monitor; Luca Bertolo, Esther Klas, Chiara Camoni, Piotr Lakomy, Giulia Cenci per SpazioA; Riccardo Baruzzi, Irma Blank, Rodrigo Hernández, Paolo Icaro, Joachim Schmid, Alessandra Spranzi, Franco Vaccari, per P420.
«Milano è da sempre la città più importante per l’arte contemporanea in Italia e in questo periodo, e questo dato è evidente a tutti, è particolarmente interessante e stimolante. Speriamo che il progetto presso i Frigoriferi Milanesi sia un’ottima occasione per dare maggiore visibilità ai nostri artisti e avere la possibilità di consolidare alcuni rapporti. Ci è sembrata molto interessante anche l’idea di dialogare, all’interno di un grande spazio unico, con altre gallerie. La mostra “Corale” diventa un format nuovo e abbiamo voluto cogliere questa sfida, seppur rischiosa», ci rispondono Alessandro Pasotti e Fabrizio Padovani di P420.
Ma ai Frigoriferi c’è anche la mostra “L’inarchiviabile”, dedicata agli anni ’70 e curata da Marco Scotini e da Lorenzo Paini, direttore della Collezione Enea Righi. Un calcio d’inizio per il futuro, per una serie di scambi e mostre che avverranno grazie alla collaborazione tra Open Care e collezioni private. 
BASE, Ex Ansaldo, foto: Valentina Sommariva

C’é altro? Si: BASE e tutto il rinnovamento creativo degli spazi dell’Ex Ansaldo, in una città che tra Festival, spazi indipendenti (da Marsélleria a Fantaspazio, dagli ormai storici progetti realizzati da Maurizio Cattalan, ovvero Le Dictateur di via Nino Bixio e il Crepaccio) in questa settimana farà strage di opening, serate, feste, e perché no, momenti di condivisione di pensieri.
E ancora c’è T Space, spazio di 140 metri quadrati in via Bolama (zona nord, fermata Villa San Giovanni) che apre con “Carta bianca”, la prima personale di Giulia Spreafico, a cura di Elena D’Angelo. In mostra tre cicli di lavori rappresentativi di una ricerca durata due anni e concentrata sulle esplorazioni dei ghiacci antartici, sfide autoimposte al fine di raggiungere luoghi distinguibili solo grazie ad un calcolo matematico. Poi c’è anche Macao, che ospiterà un progetto realizzato insieme al Dirty Art Department (del Sandberg Instituut di Amsterdam), diretto da Jerszy Seymour, con venti progetti che saranno realizzati “in situ”: dal 12 marzo trenta persone vivono negli spazi dell’associazione in viale Molise, dove tutti i dispositivi per l’abitare sono stati messi a punto dal niente, e nasce così anche un hotel che verrà aperto per il Salone del Mobile, per creare una ventina di progetti performativi e una galleria che ospita fino a 10 solo show al giorno. 
Non ne avete abbastanza? Bene, allora appuntamento istituzionale a Palazzo Reale, dove il 9 aprile inaugura la mostra dedicata ai 35 anni di carriera di Studio Azzurro, che ovviamente è anche un tributo alla memoria di Paolo Rosa e che si preannuncia come “un’esperienza polisensoriale”, come va tanto di moda. 
E poi a Milano ci sono i cortili, e se mancasse qualcosa vi ricordiamo anche l’appuntamento nel bellissimo spazio dello stilista Antonio Marras, Nonostante Marras, che apre stasera con una mostra dedicata alle immagini di Tracey Moffat, prossima artista che rappresenta l’Australia alla Biennale di Venezia. 
Insomma, se fate parte dei nostalgici che “se la menano” straparlando di una Milano da bere che è morta, vi conviene farvi un brindisi all’oggi, perché Milano di questi tempi sembra davvero la New York italiana. E stavolta non è fantasia, ma anche un fatto politico. Perché che vi piaccia o no, e scusate la chiusa politica, il vento talvolta riesce a cambiare per davvero, e l’onda ritorna. L’importante è essere allenati per riuscire a cavalcarla, ancora.

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