03 maggio 2016

Lucca Art Fair, prima edizione. Il direttore Paolo Batoni ci racconta gli antefatti, in attesa dell’opening

 

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Inizia tra tre giorni la prima edizione di Lucca Art Fair, ovvero una nuova “vetrina” per il contemporaneo, un poco defilata se vogliamo, ma con la consapevolezza di puntare su un determinato mercato. Molte gallerie sono del territorio, come Claudio Poleschi, Lucca, ma ci sono anche anche Lattuada e Davide Gallo da Milano, oltre che Prometeo. In tutto 48, di cui 2 straniere, alcune forse piccole e un po’ lontane dai soliti circuiti, ma chissà che questo non sia un buon innesco. Ne abbiamo parlato con l’ideatore, Paolo Batoni.
La prima volta che ho sentito parlare di Lucca Art Fair ero tra gli stand di Arte Fiera a Bologna, che quest’anno sappiamo essere stata com’è stata. Forse, proprio per questo, mi sono trovato a pensare che la soluzione delle piccole fiere è quella giusta. Se da un lato ci sono colossi difficilmente raggiungibili, tipo Art Basel, sull’altro versante – visto che la classe media è in crisi – bisogna puntare su numeri ridotti (non in qualità, s’intende) che possano fare la differenza in un territorio, o attivarne potenziali già ben definiti (come nel caso dell’area lucchese/apuana/carrarese) ?
«Il numero di fiere in questi ultimi anni è molto cresciuto, questo si deve evidentemente all’impatto significativo sull’economia delle gallerie, le fiere permettono loro di espandere la clientela, conoscere nuovi collezionisti, ottenere nuovi contatti. Credo che il denominatore comune alla base di queste esperienze sia avere un progetto credibile sviluppato intorno ad un territorio che presenti già una certa dinamicità, dove operino gallerie di un certo respiro, dove ci siano collezionisti e un sistema di promozione culturale già attivo. Lucca presenta tutte queste caratteristiche»
Lei è ideatore del Premio Combat, che in pochi anni è diventato una vera e propria istituzione tra i contest legati all’arte, e che è legato al territorio livornese. Evidentemente non è d’accordo sul fatto che il “mercato” dei premi è saturo, così come quello delle fiere, giusto?
«Credo in realtà che ci sia margine d’intervento in questo settore, lo dimostrano le oltre mille iscrizioni che riceviamo ogni anno per il premio e la forte – e inaspettata – adesione dei professionisti del settore a questa prima edizione. I premi in questo particolare momento sopperiscono a delle carenze di sistema arte ormai croniche. Sono fermamente convinto che qualcuno debba esprime un giudizio una valutazione, che si prenda la responsabilità di dare un riconoscimento, che si faccia carico di promuovere un artista. Inoltre il premio permette di avere visibilità e l’occasione di intercettare i professionisti del settore. Se questi contest riescono in qualche modo a fare quello che ho appena illustrato, sono sicuramente indispensabili. Poi si sa non c’è tempo per riposare sugli allori: appassiscono in fretta e il riconoscimento non è mai in modo completo e incondizionato. Quindi sta all’artista e a chi lo ha premiato insistere con perseveranza nella promozione. Anche per quanto riguarda la Fiera, la sua nascita produce comunque un effetto benefico sul territorio sotto ogni aspetto, può attivare, connettere energie creative, risvegliare un collezionismo che è indispensabile per il mondo dell’arte. Tutto ciò è ancor più rilevante se fatto in determinati luoghi dove c’è una sana tensione e una rilevante caratterizzazione culturale. Quindi, rispondendo alla sua domanda, il “mercato” non è ancora saturo»,
Ci sono dei punti di contatto tra l’organizzazione di un Premio e quella di una fiera? Se sì, quali?
«Sono entrambe due piattaforme che mettono in relazione esperienze artistiche diverse, due vetrine che promuovono artisti e operatori offrendo loro uno spazio e visibilità, due occasioni d’incontro per addetti ai lavori del settore, spazi in cui proporre riflessioni e presentare nuovi progetti. Questi credo siano i punti di tangenza».
Quali sono i commenti che più ha sentito rispetto a questa prima edizione della nuova fiera toscana, e lei cosa si aspetta da Lucca Art Fair? 
«Un’altra fiera? In Toscana? Verremo alla prossima edizione… c’è il bar? Scherzi a parte, mi aspetto che LUCCA ART FAIR risponda alle aspettative degli espositori, del pubblico, degli amatori dell’arte e collezionisti. Le energie investite nella realizzazione di questo evento sono state importanti, spero che i risultati gli corrispondano almeno in parte!».
In home page: Paolo Batoni, foto di Alessio Zemoz

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