02 maggio 2016

Una miliardata di cultura

 
Al grido dell'hashtag #1miliardoperlacultura, l'operazione del CIPE - Comitato interministeriale per la programmazione economica - si annuncia come il più grande progetto per il sostegno della cultura italiana. In arrivo un miliardo per i Beni del Paese, e 2.5 miliardi per la ricerca, oltre a 290 milioni per l'impresa. Una cifra "impossibile", per rendere finalmente possibile e fruibile la nostra "anima"?

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Pompei, Ercolano, la Cittadella di Alessandria, la Reggia di Caserta e gli Uffizi di Firenze. Ce n’è per tutti in quella che Renzi ha definito un altra pedina dello “sblocca Italia”. E così, alla cultura, quel benedetto petrolio sulla bocca di tutti, si è deciso dal CIPE che arriverà un miliardo di euro, che si aggiunge al 27 per cento di risorse in più assegnate quest’anno al ministero e ad un’altra serie di “manovre”, come il ripristino delle sale storiche o l’autonomia dei musei (che pare però saranno ancora rifinanziati dallo Stato), che potranno far crescere il Paese nel verso giusto, ovvero investendo in quel patrimonio immobile, storico, archeologico, “morale”, che anni e anni di tagli, incuria e mancata visione, hanno ridotto talvolta a un rudere. 
Il periodo in questione, che prevede anche il rifinanziamento del settore della ricerca con 2 miliardi e mezzo di euro, è quello che va dal 2015 al 2020. Il programma prevede investimenti complessivi nel primo triennio 2015-2017 pari a 2.428,60 milioni di euro, di cui 1,9 miliardi di euro a carico del bilancio del MIUR e del PON ricerca 500 milioni di euro a carico Fondo sviluppo e coesione (FSC) 2014-2020.
Il programma? Basato su sei grandi pilastri: Internazionalizzazione; Capitale umano; Programma nazionale infrastrutture; Cooperazione pubblico privato e ricerca industriale; Efficacia e qualità della spesa; Programma per il Mezzogiorno”, e tra i particolari riguardi che si leggono nella prima nota stampa, c’è anche un “particolare riguardo al Sistema museale”, senza contare poi quello che sarà l’integramento dei poli territoriali turistici e culturali. 
E poi? Poi le imprese, a cui vanno 290 milioni di euro, di cui 40 per l’”Autoimpiego” nelle regioni del Sud, ovvero per sostenere le piccole realtà imprenditoriali.
E poi ci sono le infrastrutture; la costruzione di un museo alle vittime della mafia a Palermo; la metropolitana di Brescia; una nuova galleria per il Brennero, finalizzata al trasporto merci, tra Monaco di Baviera e Verona, fino al Sistema ferroviario metropolitano di Bologna e davvero, stavolta, chi più ne ha più ne metta. Il problema, come vedremo, è che pare esserci talmente tanta carne al fuoco che questa miliardata di investimenti, da una parte all’altra, potrebbero ancora una volta sembrare gocce nel mare. Ma si sa, dopo anni di immobilismo anche questa è una rivoluzione. Lenta, ma chi ha detto che correre sia il modo giusto per risvegliare l’Italia bella e addormentata? (MB)

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