03 maggio 2016

Héctor Zamora porta a Parigi, al Palais de Tokyo, il mare, i migranti e la pesca: storia di ecosistemi e distruzione, con una perfomance speciale di soli dieci giorni

 

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«Questa è un’opera di protesta contro il sistema capitalista, e sull’ostinata differenza tra primo e terzo mondo!». Con queste parole l’artista Héctor Zamora, classe 1974, lancia la sua installazione performativa dal titolo di Ordre et Progrès (2016), al Palais de Tokyo da domani al 14 maggio. 
L’artista messicano, presentato dalla Sam Art Projects, ci invita ad intraprendere un viaggio di speranza navigando attraverso un universo simbolico in completa decomposizione. Ordre et progrès, si presenta come un ready-made in gran formato che ruota intorno alla domanda “Il progresso può nascere dal disordine?” All’inizio della performance scopriamo cinque barche da pesca, che occupano gran parte del sottosuolo del Centro d’Arte Contemporanea, ma pochi istanti dopo un gruppo di uomini, con casco di protezione e tanto di ascia in mano, salgono sulle imbarcazioni ed iniziano a distruggerle con energia e senza sosta. Per dieci giorni consecutivi quest’azione si ripeterà sempre uguale e senza tregua, fino a che il suolo non sarà ricoperto a poco a poco da detriti, ciò che spingerà lo spettatore nella ricostruzione immaginaria di questi oggetti brutalmente distorti dalla violenza dell’uomo. L’opera ci parla dei cambiamenti socio-economico mondiali tra cui ritroviamo la dolorosa questione della migrazione di popoli spinti dalla speranza di trovare terre d’asilo, ma è anche un’aperta denuncia delle grandi trasformazioni che hanno colpito il settore della pesca. Ordre et Progrès  è anche uno spazio per ripensare il battello e l’idea di avventura e di conoscenza che questo suggerisce, per ripercorrere il mito del viaggio e dell’ignoto. E a fare da contrappunto anche Every Angle is an Angel performance della statunitense Shana Moulton, che ironizza sull’eccesso di ricerca di benessere fisico e spirituale della società odierne. (livia de leoni)

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