26 maggio 2016

Fontana e Leoncillo raccontati da Crispolti e Sargentini. Ecco una serata speciale alla Fondazione Carriero

 

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In occasione della presentazione del catalogo della mostra “Fontana Leoncillo. forma della materia”, ricordi del moderno, rimandi al contemporaneo, ceramiche, terrecotte e tagli sono stati oggetto di una grandiosa conversazione. La Fondazione Carriero, promotrice dell’esibizione, è stata infatti ieri animata dall’animo di personalità che hanno camminato insieme ai nostri grandi artisti del passato, a quei giganti la cui forza espressiva e portata artistica si può ammirare nelle sale del sopraddetto luogo. Enrico Crispolti, massimo esperto di Fontana in Italia, e Fabio Sergentini, storico direttore della galleria L’Attico di Roma, ricordano i vecchi amici Lucio e Leoncillo, ritornano con la mente agli anni Cinquanta, alla mostra del ‘59 alla galleria L’Attico di Roma e alle nuove possibilità che si aprono all’arte grazie all’uso innovativo della materia e alla nuova concezione dello spazio. 
Le due memorie storiche si sono incontrate e ci hanno raccontato la grandezza dei loro maestri in un dialogo serrato con Francesco Stocchi, curatore della mostra, e Davide Servadei, artista e direttore della Bottega Gatti di Faenza. La nuova pubblicazione viene presentata con le tirature limitate delle copie anastatiche di due importanti cataloghi storici, il volume Leoncillo andato in stampa a New York durante la personale dell’artista presso la galleria Odyssia (1965), e il catalogo Fontana, pubblicato nel 1966 in occasione della personale dell’artista al Walker Center di Minneapolis. Testi imperdibili quindi, dove la mente del lettore può vagare tra carteggi, scritti, diari degli artisti e saggi critici illuminanti del curatore e del critico Crispolti. Si apre dunque, come una favola dalla dolce narrazione, il pensiero sulla forma della materia di Francesco Stocchi. «Nati in tempi diversi, in luoghi tra loro lontani, le vite di Fontana e Leoncillo si segnano di preoccupazioni affini risolte con modalità distinte, espressioni di stili, umori, ragioni di stare al mondo dissimili ma dal comune spirito critico (…)», scrive il curatore, introducendo una nuova chiave di lettura del lavoro di entrambi gli artisti. (Chiara Riva)

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