28 giugno 2016

C(h)risto e i conti

 
Miracoli che non funzionano esattamente come dovrebbero. Almeno secondo il Codacons, che imputa al camminamento sulle acque del lago di Iseo la colpa di aver impoverito un territorio. Storia di una parabola che sembra prendere una piega discendente. E che non avrà nessuna proroga dopo il 3 luglio

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C’era una volta C(h)risto. Arrivò 2mila anni fa, secondo quel che si dice, in quel territorio denominato oggi Palestina. Ce lo hanno presentato biondo e con gli occhi azzurri, svedese quasi, quando si sà che da quelle parti i colori sono tutt’altri. Ma di certo non sarebbe diventato colui che è, guarendo ciechi, lebbrosi, cacciando i mercanti dal tempio e camminando sulle acque, se non fosse stato almeno un po’ particolare. Beato lui, viene da dire, che riusciva a non sprofondare, perché 2mila e rotti anni dopo è arrivato un nuovo Christo, che in effetti somiglia un po’ al giovanotto della Galilea invecchiato, e ha compiuto il nuovo miracolo. Con la promessa popolare – e mantenuta – di far camminare sull’acqua, ha richiamato sul lago d’Iseo (il nuovo Tiberiade) migliaia e migliaia di fedeli di nuovo pronti a gridare al prodigio. Sono gli stessi fedeli di allora: né quelli, né questi, conoscono C(h)risto. Quelli di allora hanno voluto vedere la prove divine, ai nostri è bastata la notizia passata al TG di Canale5, La7, Italia1, quelli delle reti RAI e tutto il tam-tam di fotografie, info, leggende, dicerie, opinioni, selfie e lunghe file per prendere parte all’epifania della “sospensione”, che sono comparse su instagram, twitter e – ovviamente e maggiormente – facebook.
Già, perché nell’epoca della caduta delle grandi narrazioni, lo avevamo già detto, alla folla serve qualcosa in cui credere. E cosa c’è di meglio di un miracolo? Non serve studiare per conoscerlo, non serve sapere chi è l’autore, non servono sovrastrutture: basta fidarsi. E in questo caso basta togliersi le scarpe e attendere. Anche perché il miracolo è gratis, e questa è la cosa fondamentale che lo contraddistingue, oggi come allora. 
C(h)risto però, che ha pagato la sua colossale opera di tasca sua, con l’aiuto di attenti e audaci collezionisti, non ha tenuto conto che i miracoli sì, vanno bene, ma che oggi devono portare un indotto.
Se non porti soldi non sei un vero autore di miracoli, sei solo uno che cerca la propria fama speculando su un territorio. Questo hanno detto al povero C(h)risto quelli del Codacons, che hanno depositato ieri un esposto alla Corte dei Conti della Lombardia chiedendo di indagare sulla passerella realizzata dall’artista. Perché?
Perché l’autore avrebbe procurato più danni che altro: centinaia di pellegrini colti da malore e dunque soccorsi, evacuazioni, blocco dei treni, gestione della sicurezza e dell’ordine pubblico decuplicate, per non parlare della raccolta dei rifiuti moltiplicatasi esponenzialmente e di interi paesini che, normalmente dimenticati, oggi affrontano le orde dei barbari che vogliono “provare”. 
Naturale curiosità; voglia di sfidare la natura. Arrivare al soprannaturale, appunto. 
E C(h)risto, personaggio romantico più oggi di ieri, ha deciso che tutti avrebbero potuto farlo. E invece no, ovviamente: i miracoli non spettano a tutti, anzi. E così in migliaia tornano ogni giorno a casa con le pive nel sacco, dopo averci provato, dopo essersi fatti sfiancare dall’afa e dal sole, dopo magari essere rimasti in attesa per ore e ore e ore, anche in posti che somigliano un poco al purgatorio, come la stazione di Brescia, in attesa di convogli che non partono. Ancora; tutti quelli che sono riusciti a salire hanno consumato il “suolo” (e non tanto le suole, che dovevano essere levate), come compete a provetti San Tommaso: hanno logorato il tessuto che ricopre la passerella a forza dello struscio, come si mette il dito nella piaga, come lo si infila più a fondo possibile per vedere se davvero è vero. Ed è vero sì, il miracolo è vero anche di questi tempi. Peccato che i profeti, dei tempi, se ne sbattano, creando i casini che conosciamo: se C(h)risto avesse fatto pagare un bel bigliettino per il miracolo, o avesse definito un quantitativo massimo di ingressi, limitati da una prenotazione obbligatoria e inconfutabile, forse anche stavolta non sarebbe stato accusato. Per la croce aspetteremo la fine delle stazioni del calvario, tra Sulzano, Mont’Isola e San Paolo, e vedremo se stavolta ci sarà la grazia di quel Codacons, che contrariamente a Ponzio Pilato più che a lavarsi le mani sembra pronto a fregarsele. (MB) 

1 commento

  1. Condivido tutta la prima parte in cui in tono ironico si pone in risalto che il “fenomeno Christò” ha la principale componente principale nella “fede” (importante è crederci) che di fatto “esclude” la questione se sia “Arte” o non lo sia. Circa la seconda, la denuncia “Codacons” mi fa dire che pecca in “esagerazione” circa le motivazioni portate, e che un po’ cade anche nello stesso abbaglio dei “credenti” in Christò, e cioè che un evento di tal portata possa essere l’occasione per risolvere larga parte dei problemi economici, turistici, ambientali della zona lacuale, o delle forniture di armi da guerra nel mondo (di cui Beretta, proprietario dell’isola, meta finale della passerella è uno dei fabbricanti), della caccia di frodo agli uccelli “vietati” che si farebbe con le reti prodotte a Montisola e, magari (e questo credo sia il più grave) anche dei Musei di Brescia (dove c’è una mostra dei progetti di Christo). Comunque segnalo sempre che i “conti” del costo per la comunità, sono stati calcolati da Legambiente in circa 8 milioni di euro.

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