30 giugno 2016

Quale paesaggio, domani?

 
Legambiente traccia l'ultima cartografia italiana: il cemento sulle coste italiane non è in diminuzione, ma anzi cresce al ritmo di 8 chilometri in più l'anno. E i reati ai danni delle coste sono in aumento. E la tanto chiacchierata tutela del paesaggio?

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Gli scarichi delle fognature cittadine? Per il 25 per cento (in alcune aree il 40) finiscono ancora in mare. La metà dei prelievi di goletta verde (il 45 per cento) ha dato risultati inquinati; oltre mille agglomerati sono contestati di infrazione; solo il 19 per cento delle coste italiane è sottoposto a tutela. 
Ecco la tragica cartolina che traccia Legambiente, a un passo dalle vacanze estive. Italia territorio del bel paesaggio? Non esattamente, insomma.
E se a tutti questi dati si associa che negli ultimi decenni, al ritmo di 8 chilometri all’anno, il 51 per cento dei litorali italiani è stato trasformato da palazzi, alberghi e ville, è facile capire dove si andrà a finire.
Forse non si tratterà più di abusi edilizi, di scempi, ma il Rapporto Ambiente Italia 2016 parla chiaro e se oltre alla tutela del paesaggio non si farà qualcosa anche in risposta ai cambiamenti climatici ci troveremo con centinaia di chilometri di spiagge in meno (in barba a turismi e ricchezza) e con nuovi problemi da affrontare per arginare il mare, economia, sussistenza e – come capita in queste occasioni – rovina. 
Il Rapporto Ambiente Italia presenta una fotografia di questi impatti con dati davvero inquietanti e studi che dimostrano come sia possibile invertire questa situazione attraverso un cambio delle politiche. Occorre rafforzare la resilienza dei territori ai cambiamenti climatici e spingere verso la riqualificazione e valorizzazione diffusa del patrimonio costiero, ha dichiarato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente e curatore insieme a Sebastiano Venneri e Giorgio Zampetti del rapporto presentato a Roma. 
Temporali, alluvioni ed esondazioni hanno ridotto città a colabrodo, da Genova a Olbia a Messina, e l’innalzamento del livello del mare e l’intensificarsi dei fenomeni climatici estremi, a cui non si stanno dando risposte adeguate, stanno continuando a compromettere le cose, con le difese artificiali (tipo scogliere e affini) che si rivelano anche pericolose per l’incolumità dei bagnanti e il generarsi di nuove correnti. 
E ancora: i numeri dei chilometri trasformati in modo irreversibile si aggirano in torno ai 3mila, con oltre 720 occupati da industrie, porti e infrastrutture, e quasi mille colonizzati da centri urbani.
I dati positivi nella tutela? Sono nel Veneto con “solo” il 17 per cento dei comuni costieri coinvolti, la Toscana col 18 per cento e il Friuli Venezia Giulia col 24. Maglia nera alla Sicilia e – francamente – all’Italia intera che così facendo sta buttando, letteralmente a mare, una bella parte della sua ricchezza azzurra. (MB)

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