24 settembre 2016

Kant aveva ragione?

 

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Qualche mese fa fece notizia la storia del ragazzo che, visitando il San Francisco Museum of Art, decise di condurre un suo personalissimo esperimento sociale sull’arte lasciando i propri occhiali sul pavimento del museo. Come lo stesso giovane si aspettava, alcuni visitatori scambiarono i suoi occhiali, che fino a qualche minuto prima era un normalissimo oggetto di uso quotidiano, per un’opera d’arte, iniziando a fotografarlo e commentarlo come fosse un’opera di Duchamp. 
Alcuni ricercatori dell’Erasmus University di Rotterdam potrebbero aver trovato la risposta scientifica a quanto accaduto a San Francisco: partendo dalle teorie di Kant, che affermava la necessità di un distacco emozionale per poter davvero apprezzare l’arte, il team di ricerca ha condotto degli studi per misurare le reazioni del nostro cervello davanti all’arte. Nello specifico i ricercatori hanno mostrato ad alcuni volontari oggetti e immagini comuni, dicendo però ad alcuni che si trattava di opere d’arte. Il risultato? Sembra che le teorie kantiane siano supportate dalla neurologia, perché il cervello ha reagito in maniera più forte e netta a oggetti “reali” piuttosto che a quelli identificati come “arte”, lasciando intuire che il semplice fatto di essere convinti di osservare delle opere d’arte aiuti il nostro cervello a “distaccarsi” da ciò che si ha davanti. (Giulia Testa)

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