26 settembre 2016

Bologna Design Week 2016: nuovi connotati al design. All’Associazione ABC un viaggio surreale attraverso i cult del novecento nella città emiliana

 

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Anche Bologna ha la sua Design Week internazionale, organizzata negli stessi giorni del Salone della ceramica Cersaie, in quest’ultima settimana di settembre. Alla seconda edizione, è un contenitore di proposte legate all’architettura e agli ambienti che aprono a riflessioni sulla cultura del design, sul valore dell’artigianalità versus la produzione industriale e sulla natura trasversale degli oggetti e dei materiali che li compongono. 
E come per lo scorso anno, l’Associazione ABC ospita un percorso speciale connotato anche questa volta da un approfondimento nell’ambito concentrato su Bologna: fino al 10 ottobre presenta “Un interno di design, bolognese. Viaggio surreale attraverso uno spazio reinterpretato”, occasione per riscoprire la stagione d’oro del design del novecento bolognese in omaggio ad alcuni protagonisti, tra gli altri Dino Gavina e Gianpaolo Gazziero, che ne hanno determinato la storia in città. Una ricreazione ambientale, a cura di Fausto Savoretti e il duo Lif3 Fabio Fornasari e Lucilla Boschi, che riunisce esemplari storici della collezione di Gazziero e pezzi in ceramica prodotti ad hoc da Elica di Pastore e Bovina, affiancati a interventi poetici, grafici e testuali, dei Lif3; tutte tracce per costruire un proprio itinerario narrativo. Infatti al centro dell’attenzione curatoriale si è posta la relazione tra il visitatore e gli oggetti presentati – oggetti che «abitano l’immaginario e la quotidianità», carichi di riferimenti e già diversamente ambientati, vissuti e ormai iconici. Dallo specchio Cassina Les grands trans-parents di Man Ray del 1938 alla lampada Cappellini Big Shadow di Marcel Wanders del 1998, passando per il divano Bocca Gufram dello Studio65 del ’70 e diversi altri classici i cui prototipi sono a Bologna. Come suggerisce il titolo, è un viaggio voyeuristico in quello che potrebbe essere uno spazio intimo, allestito col gusto dell’epoca che ha prodotto quei modelli, eppure potrebbe essere altresì percepito come un negozio dall’offerta unica o ancora, essere riconosciuto come un luogo progettato surrealisticamente. 
Non a caso, il surrealismo lo sapeva, le cose emanano qualcosa di sempre differente, di diverso dall’eco della loro stessa visione, nella loro serialità non sono mai uguali a se stesse. A disposizione del pubblico elementi molto caratterizzati che si prestano all’immaginazione per essere ricollocati in storie diverse, mostrando il valore evocativo e vitale del design. Nel progettare uno spazio, sia pure solo immaginato, si opera sempre una scelta che svela i desideri e le qualità affettive di chi lo concepisce e l’autore di tale scelta ne sarà il primo interprete. L’attenzione di questo allestimento all’emotività nella relazione con le immagini e le cose, spinge a ripensare al design del secolo scorso con nuovi connotati, in nuove combinazioni possibili. (Cristina Principale) 

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